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martedì 26 febbraio 2013

Ricerca: cosa succede al corpo dopo meno di 6 ore di sonno?


Basta una settimana di sonno insufficiente e il vostro corpo darà segni di sofferenza: alto rischio di malattie cardiache, obesità e scarsa attività mentale. Una nuova ricerca britannica dimostra perché ci conviene dormire almeno 7 ore al giorno.




Lo stretto legame tra un buon sonno e una buona salute, è noto da tempo. Adesso, però, una nuova ricerca rivela che se dormiamo meno di sei ore ogni notte, ne ricaveremo un grave danno alla salute. (1)
Secondo i ricercatori, la carenza di sonno causa un cambiamento strutturale nei geni, provocando la distruzione dei processi di risanamento e rinnovamento del corpo. Ma la scoperta più significativa è che il danno comincia a manifestarsi già dopo una settimana di sonno insufficiente.


I ricercatori dell'Università del Surrey hanno diviso in due gruppi i 26 soggetti che hanno partecipato alla ricerca. Un gruppo ha dormito meno di sei ore per notte per una settimana. Il secondo gruppo ha dormito ogni notte per dieci ore.

Il danno comincia già dopo una settimana


Alla fine della settimana, i ricercatori hanno impedito ai due gruppi di dormire per 40 ore e in seguito sono state fatte a tutti i partecipanti le analisi del sangue.

Queste sono poi state esaminate e dai risultati è emerso che la carenza di sonno ha modificato l'attività di 711 geni, compresi quelli legati al metabolismo, allo stress, al sistema immunitario e quelli che contrastano le infezioni.
Inoltre, è noto che l'attività del corpo dipende dai geni per la produzione delle proteine che utilizza per il risanamento dei tessuti danneggiati. La ricerca ha rivelato che questo meccanismo smette di funzionare già dopo una settimana che non dormiamo bene. Un'altra scoperta importante è che un sonno insufficiente influenza anche l'attività dei geni legati al nostro orologio biologico. (2)


Nonostante questi risultati preoccupanti siano reversibili con una settimana di sonno sano e di qualità, i ricercatori affermano che lunghi periodi di carenza di sonno possono portare a problemi di salute molto gravi, tra i quali obesità e problemi cardiaci.
Altre ricerche hanno dimostrato che la mancanza di sonno può portare a deficit cognitivi, come per esempio incapacità di guidare con prudenza o di eseguire azioni relativamente semplici in maniera consecutiva. (3)

Le persone non sono consapevoli del danno che fanno a loro stesse”



Il professor Colin Smith, uno dei ricercatori più esperti, ha reagito così: “I risultati preoccupanti si sono avuti dopo una settimana di mancanza di sonno di buona qualità. Ma ci sono molte persone che non dormono abbastanza per periodi lunghi e non sono per nulla consapevoli del danno che fanno a loro stesse”.

Il dottor Akhilesh Reddy dell'Università di Cambridge sostiene che i risultati importanti della ricerca siano quelli riguardanti l'influenza della carenza di sonno sul sistema immunitario e il suo legame con il diabete. “Noi non sappiamo esattamente cosa provochi l'arresto del funzionamento di questi meccanismi in seguito a carenza di sonno, questo evidenzia soltanto il fatto che il sonno è molto importante per il rinnovamento delle cellule e per la loro corretta formazione”.


Note


(1) הקשר ההדוק בין שינה טובה לבין בריאות, ידוע כבר מזמן. אבל עכשיו מחקר חדש מגלה כי אם ישנים פחות מ-6 שעות בכל לילה, מדובר בנזק בריאותי חמור.

(2) בנוסף, ידוע פעילות הגוף תלויה בגנים לצורך ייצור חלבונים שהגוף משתמש בהם לשיקום רקמות פגועות. המחקר מצא כי המנגנון הזה מפסיק לעבוד, כבר לאחר שבוע בו אנחנו לא ישנים טוב.
 ממצא חשוב נוסף הוא כי שינה לא מספקת, השפיעה גם על פעילות גנים הקשורים לשעון הביולוגי שלנו.

(3) למרות שהתוצאות המדאיגות הן הפיכות לאחר שבוע של שינה איכותית וטובה, החוקרים טוענים כי תקופות ארוכות של מחסור בשינה יכולות להוביל לבעיות בריאות קשות מאוד, ביניהם השמנת יתר ומחלות לב.
 מחקרים נוספים הראו כי מחסור בשינה יכול להוביל לליקויים קוגניטיביים כמו למשל, חוסר יכולת לנהוג בזהירות או ביצוע פעולות פשוטות יחסית באופן רציף.



Autore: Yuli Shapir
Apparso su: Yediot Ahronot
Tradotto da: Ebraico
Fontehttp://www.ynet.co.il/articles/0,7340,L-4349651,00.html

lunedì 25 febbraio 2013

Come ho imparato a cucinare


Le lezioni di cucina stanno per diventare obbligatorie per tutti gli scolari in Inghilterra, fino ai 14 anni. Era ora! - dice Esther Walker, che ha dovuto imparare a cucinare da sola.




Quattro anni fa, quando sono andata a vivere con mio marito, cucinava lui perché io non ci riuscivo, non sapevo come fare. Non lo facevo per dispetto o per una presa di posizione femminista, semplicemente non sapevo da dove cominciare. Giles era – ed è – un critico gastronomico. A lui non importava che io non sapessi cucinare, era solo contento che non fossi vegetariana. Così cucinava lui o mangiavamo fuori.
Nonostante guardassi mia madre preparare la cena ogni sera per non meno di sei persone nei 25 anni in cui ho vissuto a casa, non avevo idea di come facesse. (1) Faceva la spesa ogni giorno, comprava tutto ciò che aveva un adesivo con su scritto “offerta” e poi lo mangiavamo per cena. Durante la crisi della mucca pazza, quando la carne bovina con l'osso era sporcizia a buon mercato, mangiavamo da re.


Non mi era mai capitato di dover imparare a cucinare. Pensavo che quando fosse venuto il tempo l'avrei fatto e basta, istintivamente. Probabilmente il motivo era la tranquillità di mia madre quand'era in cucina: a guardarla sembrava che preparare la cena ogni sera per una tavolata piena non fosse un problema. Lo faceva apparire così semplice. (2) Ma non ci ha insegnato a cucinare e io non gliel'ho chiesto. Mia madre, anche se non è noto alcun suo difetto, non è una maestra di vita. Lasciava che ci arrangiassimo da soli. E noi – le sue quattro figlie – per lo più l'abbiamo fatto.

Di certo non mi hanno insegnato a cucinare a scuola. Andavo in una grammar school nel nord di Londra degli anni '90: l'idea di insegnare economia domestica alle ragazze era abominevole – perché, per poter diventare schiave in cucina di un maiale sciovinista? Noi avremmo dovuto gestire compagnie, diventare chirurghi o altri pezzi grossi. (3) Come si aspettavano che ci nutrissimo, lasciando stare il nutrire altri, non lo so. Forse pensavano che avremmo assunto dei cuochi, o che l'avrebbero fatto i nostri mariti, o che avremmo preso del cibo pronto. Forse davano per scontato che ce lo stessero insegnando a casa.

Adesso lo Stato si è accorto di aver sbagliato con un'intera generazione abbandonando questo lato della sua educazione e ha risposto con lo School Food Plan, ideato da Henry Dimbleby e John Vincent, fondatori della catena di ristoranti Leon, che renderà obbligatorie delle lezioni pratiche di cucina per tutti gli alunni d'Inghilterra fino ai 14 anni. Non si tratterà solo di disegnare cartoni per la pizza e discutere dell'importanza di lavarsi le mani, ma di imparare a cucinare “un repertorio di piatti salati”. Non succederà troppo in fretta.

Quando sono arrivata all'università il danno causato dall'aver tolto dal programma le lezioni di cucina era evidente: nessuno sapeva cucinare, eccetto una manciata di figlie di papà che avevano fatto dei corsi o che avevano lavorato negli chalet. Gli altri di noi mangiavano cazzate. (4) Non c'è da meravigliarsi se sembravamo tutti così malaticci, ingrassavamo così tanto e ci sentivamo così male. Nonostante tutto, non cercavo una soluzione.
Quando, sui vent'anni, vivevo da sola in un appartamento a Londra, non cucinavo nemmeno lì. Le sere in cui ero dentro, compravo la cena tornando a casa e nel frigo non tenevo altro che bottiglie di vino bianco acido, mezze vuote.

Dopo essere andata a vivere con mio marito, ho provato a cucinare per lui una volta o due, dato che avevo sentito dire che agli uomini piacciono le donne che sanno cucinare, ma mi è venuto sempre terribile: risotti brodosi con troppo olio di tartufo, tagli di carne non identificati comprati in preda al panico e maneggiati con la sensibilità di un elefante. C'erano delle odiate verdure troppo cotte e a volte pollo, ancora un po' rosa al centro oppure carbonizzato e in fiamme.

Poi, dopo un afflusso di sangue alla testa nel 2009, ho lasciato il lavoro – dritta dentro una fase di recessione. Così mi sono messa ad insegnare a me stessa a cucinare e ne ho parlato in un blog. L'anno successivo, io e Giles ci siamo sposati e l'anno dopo abbiamo avuto una bambina, kitty – e adesso saranno due, un altro nascerà a maggio. È stato dopo la nascita di Kitty che cucinare ha smesso di essere divertente e ha cominciato ad essere una cosa terribilmente seria. Improvvisamente c'erano una bambina e un marito da sfamare.

Quasi contemporaneamente Giles ha cominciato a lavorare di più e ci siamo ritrovati presto nelle dinamiche domestiche vecchio stile in cui Lui porta lo stipendio e Lei sforna la cena. Sono stata fortunata ad avere Giles con cui fare pratica di cucina. È sempre gentile riguardo quello che preparo (anche se qualcosa è andato storto) e sempre entusiasta di qualcosa di nuovo.

Le famiglie, mi sono accorta, si fondano per lo più sulla cena e se non sapessi cucinare sarebbe un grosso ostacolo all'armonia domestica. E ce ne sono già abbastanza. Ma anche se riesco a cucinare una serie di pasti per la famiglia senza pensarci troppo, è comunque un lavoro pesante e quando si avvicina l'ora di cominciare a pensare alla cena mi viene ancora l'ansia. Come tutti, mi ritrovo al supermercato senza la minima idea di cosa preparare per cena. Come tutti, mi ritrovo spesso a rimandare il più possibile il momento in cui devo iniziare a preparare. Grembiule, tagliere, coltello. Di nuovo. Argh! A volte ho paura di servire a Giles non solo una pentola con la cena ma anche un bollito di tradimento femminista. (5)

Allora allento la presa. Kitty mangia abbastanza spesso uova sode e s'impegna per il tè. Mio marito, una volta alla settimana, si vede presentare un'omelette o lo mando a prendere del cibo pronto o gli chiedo di prenotare un ristorante. Ed è lui a cucinare quasi tutto nel fine settimana. Ogni tanto ripenso al temperamento addirittura instancabile di mia madre quando arrivava l'ora dei pasti e mi vergogno un po'. Se a tutti venisse insegnato a cucinare a scuola in modo paritario, se la cucina venisse considerata un'abilità essenziale per la vita, come imparare a guidare o a parlare, proverei ancora – io o chiunque altro – questo stesso risentimento occasionale al riguardo? (6) 
Ho imparato a cucinare per caso ma so che molti dei miei coetanei non hanno mai imparato e probabilmente non impareranno mai.
Spero che ci saranno ancora lezioni di cucina a scuola quando i miei figli saranno abbastanza grandi da imparare; e anche in quel caso mi assicurerò che non vadano via da casa senza sapere come fare uno spezzatino, arrostire un pollo o impastare una torta. Se ho imparato qualcosa negli ultimi cinque anni, è che la cena è semplicemente troppo importante per essere lasciata al caso!

The Bad Cook di Esther Walker's  sarà pubblicato come EBook da The Friday Project il 28 March. Segui la scrittrice su @estherwalker

Note


(1) (...) It wasn't out of defiance or a feminist statement, I just didn't know where to start. Giles was – and is – a restaurant critic. (...)
Despite watching my mother make dinner for no fewer than six people every night for the 25 years I lived at home, I had no idea how she did it. 

(2) It never occurred to me that cooking was something that you had to learn. I thought that when the time came you would just do it, instinctively. My mother's tranquillity in the kitchen was probably why – she made it seem like making dinner every night, for a full table, was no big deal. She made it look so easy. 

(3) I certainly wasn't taught how to cook at school. I went to a north London grammar in the 90s: the idea that you would teach girls domestic science was abhorrent – what, so we could become kitchen slaves, you chauvinist pig? We were supposed to run companies, be surgeons and other big shots.

(4) The state has now realised that it has failed an entire generation by abandoning this side of their education; it has responded with the School Food Plan... It won't be just designing pizza boxes and discussing the importance of washing your hands, but learning to cook a "repertoire of savoury meals". It can't come too soon.
By the time I got to university the damage done by taking cookery off the curriculum was obvious: no one could cook, except a handful of Sloanes who had done courses or worked in chalets. The rest of us ate crap. 

(5) Families, I now see, are mostly about dinner and if I couldn't cook it would be a major stumbling block to domestic harmony. There are enough of those as it is. (...) Like everyone, I find myself at the shops at a complete loss as to what to make for dinner. (...) I sometimes worry that I am serving up to Giles not only a potful of dinner, but also a simmering plateful of feminist betrayal.

(6) And I cut myself slack. Quite often, Kitty will have a boiled egg and soldiers for tea.  (...)
At times I look back on my mother's relentlessly even temper when it came to mealtimes and feel a little bit ashamed. If everyone was taught how to cook at school equally, if cooking was treated as an essential life skill, like learning how to drive or spell, would I – or anyone else – feel the same occasional resentment about it? 


Autore: Esther Walker
Apparso su: The Guardian
Tradotto da: Inglese
Fonte: http://www.guardian.co.uk/lifeandstyle/2013/feb/23/how-i-learned-to-cook

mercoledì 20 febbraio 2013

Dare un prezzo al valore dell'arte


 Soldi e cultura: gli investimenti sull'arte possono stimolare la crescita economica?


Gli esperti concordano sul fatto che l'arte e la cultura siano una parte importante dell'economia, ma l'esatto rapporto è complesso. Mentre i governi e le organizzazioni devono giustificare sempre maggiormente le spese, la grande domanda rimane: gli investimenti sull'arte stimolano la crescita, o è l'arte ad essere il prodotto dello sviluppo economico?


Poche persone pensano all'impatto economico della visita ad una galleria o dell'acquisto di un biglietto per il teatro. Eppure arte e cultura negli Stati Uniti hanno generato 135,2 bilioni di dollari e finanziato 4.1 milioni di posti di lavoro nel 2010, secondo l'ultima panoramica economica fatta dal gruppo di difesa non-profit  Americans for the Arts.
Sembrerebbe esserci una motivazione ben definita per finanziare l'arte con continuità: godere delle arti stimola l'economia. Ma gli esperti dicono che il legame tra gli investimenti nell'arte e il rendimento economico è debole.
“Non possiamo sempre affermare che il nostro investimento sia direttamente responsabile di una maggiore crescita” dice Sunil Iyengar, direttore di ricerca al National Endowment for the Arts (NEA), un'agenzia governativa statunitense.
“Crediamo che si debba fare questa correlazione, ma deve essere rafforzata dalla ricerca”.

Ecco perché alcuni tra i più prestigiosi gruppi di esperti e agenzie si stanno unendo per analizzare i dati esistenti e trovare nuovi modi per misurare l'impatto economico delle arti.
Non stanno soltanto esplorando il legame tra tra l'arte e la creazione di posti di lavoro, ma stanno anche cercando di capire in che modo il valore soggettivo dell'arte – il “fattore felicità” - possa tradursi in benefici economici.
"L'arte dà alle persone qualcosa da fare quando non sono al lavoro, e le attrae a voler vivere in quelle comunità”, dice Michael Rushton, direttore dei corsi di laurea magistrale in Affari Pubblici e in Amministrazione delle Arti presso la Indiana University.
“Spesso le persone che sono più attratte verso l'arte hanno un elevato grado di istruzione e sono flessibili. Faranno aumentare i consumi. Faranno aumentare la base imponibile locale e porteranno nell'area nuovi datori di lavoro”.
Sta anche cercando di capire se in altre zone la mera presenza di arte e artsti contribuisca ad un aumento della produttività.
“Rende le compagnie non artistiche più innovative? Il trovarsi in un contesto culturale più creativo e vivace quando non lavorano rende le persone sono più brillanti sul lavoro? Gli fa venire nuove idee? La mia impressione è che l'arte abbia questo tipo di effetti positivi”.

La recente recessione ha mostrato la vulnerabilità di città e comunità che si basano su un'industria per la loro sopravvivenza. Detroit sta ancora pagando le conseguenze del collasso dell'industria automobilistica e Washington DC sta cercando di scrollarsi di dosso la sua fama di seria città governativa – soprattutto sotto l'incombente minaccia di una chiusura del governo federale causata dalla crisi di bilancio in corso negli Stati Uniti.
"È difficile sapere come sarà l'economia tra vent'anni”, dice Harriet Tregoning, direttore dell'Ufficio di Pianificazione di Washington DC.

L'artista Tes One disegna un murales al Raleigh, un hotel di Miami che presenta anche una galleria interattiva di arte e design. South Beach (Miami) è una delle migliori comunità di arte e affari del 2013.

“C'è molta distruzione creativa in corso. I luoghi che sopravviveranno saranno quelli che forniranno ai loro cittadini e ai lavoratori le abilità creative necessarie all'adattamento”.
Impegnarsi per l'arte è essenziale per creare un ambiente creativo a Washington, dice, ma non necessariamente attraverso le sedi tradizionali di musei e gallerie.
“Penso che l'arte sia molto importante, ma non solo l'arte così com'è generalmente definita – come le belle arti o le arti dello spettacolo – ma tutto l'insieme delle occupazioni creative. Si possono includere i media, i supporti digitali, l'architettura e il design. Queste cose sono straordinariamente importanti per la nostra città”.

Ogni anno ArtPlace, un'organizzazione non-profit sostenuta da banche e agenzie governative, pubblica una lista di vivaci comunità che combinano con successo arte e affari per promuovere la crescita negli Stati Uniti.


I quartieri di Washington, Dallas, New York e Miami erano tra i primi 12 luoghi nella top list di quest'anno. Sono stati individuati calcolando la percentuale di organizzazioni commerciali e artistiche, i posti di lavoro in industrie creative e i fattori che influenzano lo stile di vita.
La ricerca è stata portata avanti dalla società di consulenza economica Impressa, con base a Portland, che ha analizzato dati provenienti da diverse zone per un totale di 30.000 codici postali.

Tuttavia, anche se la ricerca fornisce una valida base dati per studi futuri, il presidente di Impressa Joe Cortright dice che non spiega cosa ha fatto sì che le comunità si evolvessero così come hanno fatto.
“Sappiamo che queste cose si sostengono a vicenda, che quando un posto sviluppa una massa critica di arte e vivacità tende ad attrarre gente di talento e ad aumentare gli introiti” dice. “Ha una forza centripeta che mette insieme le cose e poi si auto-espande. 

Non sarebbe possibile separare i due effetti. Ma ciò che noi vediamo in ognuno di questi posti è che l'arte gioca un ruolo molto importante nel processo”.

La vera natura di questo ruolo è qualcosa che l'Ufficio di Analisi Economica statunitense (BEA) spera di scoprire. Per la prima volta, il BEA cercherà di calcolare l'entità del contributo dell'arte al prodotto interno lordo della nazione, cioè il valore di tutti i beni e servizi prodotti negli Stati Uniti.
La ricerca sarà simile al tipo di dati che il BEA fornisce riguardo altre industrie come quella dei viaggi e del turismo, ricerca e sviluppo, e sanità. Dei risultati preliminari saranno resi noti già quest'anno, mentre quelli completi saranno pubblicati nel 2014.

“Aver accesso a questi dati di qualità ed essere in grado di comprendere qual è l'andamento nel tempo di specifiche industrie artistiche ci darà un'immagine molto migliore” dice Lyengar, direttore della NEA. “Questo porterà ad un più consapevole processo decisionale su dove investire (sull'arte) e su dove giacciono le opportunità di crescita economica”.
Afferma che il valore dell'arte non dovrebbe essere misurato solo in termini economici, ma che comprenderne l'impatto finanziario è una parte importante dell'immagine generale.


Autore:  Jane O'Brien
Apparso su: BBC News, Washington
Tradotto da: Inglese
Fonte: http://www.bbc.co.uk/news/magazine-21481381


sabato 16 febbraio 2013

Avete perso la voce? Così la riavrete!

Jessica Simpson

Stress emotivo, influenza o anche una respirazione non corretta possono lasciarci senza voce un attimo prima di un incontro importante sul lavoro o di un'apparizione in pubblico. Che fare quando la voce comincia ad affievolirsi e diventa rauca? Ecco i consigli di un esperto.


È l'incubo peggiore di tutti coloro che fanno della voce il proprio mestiere: un artista si prepara per un'esibizione importante e sa che un pubblico numeroso lo attende e che gli altri membri dello spettacolo dipendono da lui, e poi, un giorno prima dell'esibizione, la voce inizia a tradirlo. Sente bruciori e dolori alla gola, ha la voce debole e rauca. Adesso è chiaro: non potrà sostenere l'esibizione.

Circa una settimana fa si è trovata in questa situazione la giovane cantante Rudy Beinsin, in gara nel programma “The Voice”. Analizzando d'urgenza le corde vocali, si è scoperto che erano arrossate e gonfie, con segni di infiammazione e irritazione dovuti ad una leggera influenza unita allo sforzo durante le prove intensive per il programma. La combinazione di una cura medica e di una guida sul comportamento vocale da tenere durante la malattia le ha permesso di tornare rapidamente in pista e continuare a gareggiare esibendosi con una voce chiara e forte.

Perché succede? Le corde vocali sono una coppia di muscoli ricoperti da vari strati sottili e complessi che funzionano in armonia per produrre suoni che dipendono da una parte dal flusso d'aria proveniente dai polmoni, e dall'altra sono influenzati dalla nostra cassa di risonanza naturale: la faringe e le cavità nasali.
Al di là di ciò, la produzione della voce è un processo emotivo e un'espressione individuale. La qualità della voce è buona quando l'artista ha un alto grado di sicurezza ed è a suo agio, e similmente è scarsa se lui è ansioso. (1)

Possiamo suddividere i disturbi della voce in tre tipi:

  1. Problemi meccanici.
    Sono problemi che riguardano il funzionamento corde vocali: una malattia virale i cui sintomi sono mal di gola, tosse e raffreddamento può coinvolgere anche le corde vocali e causare una raucedine improvvisa anche grave, accompagnata da naso e orecchie chiusi e da una sensazione di malessere generale.
    Il fumo causa un danno cumulativo che, in alcuni casi, può provocare un disturbo improvviso della voce dovuto ad un edema o alla ruvidità delle corde vocali.
    Uno sforzo eccessivo della voce durante i preparativi per un'esibizione o sforzando la voce in modo irresponsabile può causare una microscopica lacerazione e il sanguinamento delle corde vocali, che si manifesta con perdita improvvisa della voce e mal di gola. (2)
    È possibile anche una combinazione di tutte queste cause.
  2. Problemi funzionali.
    Riguardano casi in cui le corde vocali sono integre e sane, ma il sistema non funziona come dovrebbe in modo efficiente. Una pressione eccessiva sulle corde vocali, un uso sbagliato dei muscoli della respirazione e del diaframma, una risonanza inutile: tutto ciò può causare un indebolimento della voce, affaticamento vocale e dolori durante l'emissione della voce. (3)
  3. Cause emotive.
    Un artista che sospetta di avere un disturbo delle corde vocali, in particolare in prossimità di un'esibizione importante, soffre di tensione emotiva crescente che causa un danno ulteriore alla funzione vocale. A volte la reazione emotiva è il problema principale che provoca all'artista un arresto del funzionamento vocale.

Cosa si può fare?

In caso di perdita improvvisa della voce, si tratta in genere di un fenomeno temporaneo e transitorio che è possibile curare efficacemente con l'aiuto di un medico esperto in malattie delle corde vocali.
Per prima cosa bisogna effettuare un esame approfondito delle corde vocali con i metodi avanzati attualmente disponibili nelle cliniche specializzate. L'uso di fibre ottiche flessibili o rigide e la video registrazione dell'esame sono necessari per la diagnosi e per guidare l'artista.
In seguito, la cosa più importante è far calmare l'artista, mostrargli le sue corde vocali e spiegargli la natura del problema. Spesso la spiegazione che che le corde sono sane e la dimostrazione della loro normale attività osservando insieme il video dell'esame trasmettono calma al paziente e apportando un sollievo che permetterà alla voce di tornare a funzionare, sapendo che non è stato causato alcun danno irreversibile. (4)

Se si tratta di un disturbo funzionale, è possibile guidare il cantante o l'attore ad utilizzare i suoi muscoli vocali nel modo giusto, che non provochi affaticamento o usura.
Se viene diagnosticata una malattia come un'infiammazione virale delle corde virali, un edema o il sanguinamento bisogna reagire con una cura immediata a seconda del caso. (5)

Come si fa a far tornare la voce?

  • Rilassarsi e riposare. Fate riposare le corde vocali quanto possibile ed evitate di parlare troppo prima di un'esibizione.
  • Riscaldare la voce. Pianificate un riscaldamento sistematico e rafforzate la vostra sicurezza nella voce.
  • Bevete molta acqua all'approssimarsi dell'esibizione. L'acqua calma la gola, aumenta l'umidità e previene la secchezza e il riscaldamento localizzato.
  • Assumete di farmaci appropriati. Per tutto ciò che riguarda le cure mediche bisogna stabilirle consultando uno specialista. È importante sapere che le cure contro l'allergia, anti congestionanti e farmaci per il raffreddore possono intaccare la qualità della voce. Gli antibiotici nella maggior parte dei casi non sono necessari e anche una cura di steroidi deve essere fatta con giudizio e con molta cautela. (6)

Specialista di chirurgia delle corde vocali e disturbi della respirazione e della deglutizione, gruppo ARM ospedale Assuta e centro medico Kaplan.

Note:

(1) מיתרי הקול הם צמד שרירים המצופים במספר שכבות עדינות ומורכבות, אשר מתפקדים בהרמוניה להפקת צלילים שתלויים מצד אחד בזרימת האוויר מכיוון הריאות, ומהצד השני מושפעים מתיבת התהודה הטבעית שלנו בלוע וחללי האף. 
(2) עישון גורם לנזק מצטבר, אשר יכול במקרים מסוימים לגרום להפרעה פתאומית בקול בשל בצקת או חספוס של המיתרים.
מאמץ יתר בהפקת קול בזמן הכנות למופע או בזמן מאמץ קולי לא אחראי יכול לגרום לקרע מיקרוסקופי במיתר ולדימום, אשר יתבטא באובדן קול פתאומי ובכאבים בגרון.
(3) מדובר במקרה שבו המיתרים עצמם בריאים ותקינים, אך המערכת אינה עובדת בצורה מתוזמנת ויעילה. לחץ מוגזם על המיתרים, שימוש לא נכון בשרירי הנשימה והסרעפת, תהודה לא יעילה – כל אלו יכולים לגרום לקול חלש, להתעייפות קולית ולכאבים בזמן הפקת קול.
(4) לאחר מכן, החשוב ביותר הוא להרגיע את האמן, להראות לו את מיתרי הקול שלו ולהסביר את מהות הבעיה. פעמים רבות, הסבר שהמיתרים תקינים והדגמת פעילותם הנורמלית תוך התבוננות משותפת בסרט הבדיקה ישרו על המטופל רוגע ויובילו להקלה שתאפשר חזרה לתפקוד קולי בידיעה שלא נגרם נזק בלתי הפיך.
(5) אם מאובחנת מחלה כגון דלקת ויראלית של המיתרים, בצקת או דימום יש להגיב בטיפול מיידי בהתאם למקרה.
(6) בכל הנוגע לטיפול תרופתי יש להפעיל שיקול דעת ולהתייעץ עם מומחה. חשוב לדעת שתרופות נגד אלרגיה, נוגדי גודש ומייבשים עשויים לפגוע באיכות הקול. אנטיביוטיקה לרוב אינה נחוצה, וגם טיפול בסטרואידים צריך להתבצע בשיקול דעת ובזהירות רבה. 


Autore: Dott. Yonathan Lahav
Apparso su: Yedioth Ahronot
Tradotto da: Ebraico
Fonte: http://www.ynet.co.il/articles/0,7340,L-4344265,00.html

martedì 12 febbraio 2013

Oggi i film indiani sono volgari e stuzzicanti: Om Puri



Quando gli è stato chiesto come mai sta facendo meno film indiani, il veterano attore Om Puri si è scagliato contro Bollywood.
Incolpando il cosiddetto “cinema new age” del deterioramento dei contenuti, Puri afferma: «Non sono una star che vende. Non scrivono più ruoli per persone anziane come me. Gli unici miei coetanei che ottengono dei ruoli oggi sono star “di marca”...come Amitabh Bachchan».

Om Puri, che dopo 25 anni sta tornando al teatro, dice che la sua decisione di far teatro è dovuta al  non aver trovato offerte di film indiani sulla sua strada.
«I nuovi ragazzi, registi come Anurag (Kashyap), Abhishek (Kapoor) etc. stanno facendo un buon lavoro ma sfortunatamente non possono mantenere il loro livello. Iniziano con nobili ideali ma cadono rapidamente per avidità di denaro» dice, e aggiunge: «Oggi i film indiani sono volgari e stuzzicanti. Trasmettono alle masse un tipo di educazione sbagliato. E no, non credo alla storia che i film di oggi siano fatti in base a quello che la gente vuole guardare. Perché se anche fosse vero, noi abbiamo la piena responsabilità di riformare la società».
Puri accusa anche gli attori contemporanei di sostenere questa tendenza. «Le star dicono con grande orgoglio “noi non siamo riformatori sociali, facciamo intrattenimento”. È un alibi così scadente per un attore», dice.


Autore: Jaspreet Nijher
Apparso su: samachar.com
Tradotto da: inglese
Fonte: http://www.samachar.com/Hindi-films-today-are-crude-and-titillating-Om-Puri-ncnaNNiehag.html

lunedì 11 febbraio 2013

Integrale, rosso o selvatico: quale riso è più salutare? - Parte seconda



Valori nutrizionali generici


Il riso in generale, come tutta la famiglia dei cereali, è ricco di carboidrati. Rispetto al grano è povero di proteine. Quello integrale è più ricco di vitamine e minerali rispetto al bianco (vedere la tabella di seguito).
Contiene, tra l'altro, una quantità doppia di vitamina B1, tripla di acido folico e di ferro e quadrupla di calcio, e altro ancora. Naturalmente il riso integrale è più ricco di fibre alimentari rispetto a quello bianco.
In quanto a vitamine e minerali il riso parboiled è migliore di quello bianco.
Il riso integrale contiene una maggiore quantità di magnesio rispetto al parboiled e al bianco. 
Il riso selvatico ha delle caratteristiche nutrizionali simili a quelle del riso integrale.(1)


Valori nutrizionali del riso


Tipo di riso Bianco comune
(vari tipi)
Integrale
(vari tipi)
Riso Rosso Riso Selvatico Riso Parboiled
Calorie
131
123
169
110
167
Carboidrati (g)
29
26
34
23
37
Proteine (g)
3
3,2
4,3
4,6
4,3
Vitamina B1 (mg)
0
0,2
Dato mancante
0
0,1
Acido folico (mg)
1,3
4,4
Dato mancante
0,7
0,3
Ferro (mg)
0,2
0,6
Dato mancante
0,7
0,3
Calcio (mg)
2,7
11
Dato mancante
3,2
26
Magnesio (mg)
7
48
Dato mancante
35
12
Fibre
1,3
2
5,3
2
1,2

Tutti i valori sono riferiti ad un bicchiere di riso cotto senza condimenti né olio.



Il riso e la stitichezza: il riso bianco è noto come un alimento astringente – è la prima scelta in caso di diarrea. D'altro canto molti evitano di mangiarlo se temono la stitichezza. Per chi è a rischio di stipsi, eppure vorrebbe mangiare riso, la scelta giusta è il riso integrale o rosso che, per via del più alto contenuto di fibre, in genere non provoca stipsi, e si può consumare senza timore.(2)

Riso e allergia: si pensa che il riso sia un alimento ipoallergenico, dal momento che l'allergia al riso è rara. È possibile che ciò sia dovuto al basso contenuto di proteine. Nelle diete di eliminazione, che sono un modo per scoprire per quale alimento si ha un'allergia o un'intolleranza, si possono fare dei pasti a base di riso. Una dieta di questo tipo va stabilita sotto la guida professionale di un dietista.(3)

Uso del latte di riso: Il nome “latte di riso” induce in errore. Si tratta di una bevanda dal colore bianco per via dell'amido di riso. Contiene soprattutto carboidrati, è quasi privo di proteine e ha pochissime vitamine e minerali. Possiamo affermare che dal punto di vista nutrizionale il latte di riso apporta soltanto carboidrati.
Gli adulti possono usarlo per macchiare il caffè o come aggiunta dolce e densa al frappè o al pudding, ma non è assolutamente adatto come bevanda per bambini o neonati, e un uso prolungato rischia di provocare carenze alimentari.

Il riso e la pressione alta: al centro medico di Assaf, un medico ha effettuato una ricerca che esamina un programma di riduzione dell'alta pressione arteriosa basato sul riso integrale, con promettenti risultati iniziali.
I partecipanti dicono di aver sperimentato un rapido calo della pressione arteriosa, che sono riusciti a mantenere nel tempo. Il programma si basa sul passaggio al solo riso integrale e ai suoi derivati per una settimana, in seguito si aggiungono gradualmente verdura, frutta, altri cereali, legumi, ecc. Sono comprese anche tecniche di rilassamento e attività fisiche. Si tratta di una procedura da seguire soltanto sotto stretta supervisione medica.(4)

L'autrice è una dietologa clinica, membro del forum vegetariano e vegano di “Atid” - Associazione Israeliana dei Dietisti e dei Nutrizionisti.

Note


(1) מצב הוויטמינים והמינרלים באורז החלוט משופר יחסית לאורז הלבן. האורז המלא מכיל כמות יפה של מגנזיום יחסית לאורז הלבן והחלוט. אורז הבר בעל תכונות תזונתיות הקרובות לאלה של אורז מלא.
(2) אם קיים חשש מעצירות, ובכל זאת רוצים לאכול אורז, הבחירה הטובה היא אורז מלא או אדום. בשל תכולת סיבים גבוהה יותר, האורז המלא או האדום בדרך כלל לא גורמים לעצירות, וניתן לאכול אותם ללא חשש.
(3) בדיאטות אלימינציה, שהן דרך לגלות מהו המזון שיש אליו אלרגיה או רגישות, ניתן לבסס את הארוחות על אורז. יש לבנות דיאטה כזו בהדרכה מקצועית של דיאטנית.
(4) על פי משתתפי התכנית חוו ירידה מהירה של לחץ הדם, והצליחו לשמור על ירידה זו לאורך זמן. התכנית מבוססת על מעבר לאורז מלא ומוצריו בלבד למשך שבוע, ואז הוספה הדרגתית של ירקות, פירות, דגנים נוספים, קטניות ועוד. התכנית כוללת גם טכניקות הרפיה ופעילות גופנית . יש לעבור את התכנית בפיקוח רפואי צמוד בלבד. 



Autore: Nira Holland
Apparso su: Yedioth Ahronoth
Tradotto da: Ebraico
Fonte: http://www.ynet.co.il/articles/0,7340,L-4337335,00.html


sabato 9 febbraio 2013

Il mezcal, acquavite messicana

Un documentario di Roberto Lugones

In Messico si dice che il mezcal sia un dono degli dèi. Nel resto del mondo quest'alcolico, che - per così dire – è il padre del tequila, è noto soprattutto per la larva posta sul fondo della bottiglia! Ma il mezcal, è anche un'arte di vivere e una risorsa economica non trascurabile dell'Oaxaca [pronuncia: wəˈhɑːkə], una provincia messicana diseredata. (1)

In età precolombiana, gli Zapotechi che popolavano la valle di Oaxaca preparavano già un liquore rituale a base di agave e piante medicinali, l'antenato del mezcal. Oggi quest'acquavite che si aggira sui 40 gradi è per lo più di fabbricazione artigianale. Il suo sapore così particolare è dovuto alle diverse varietà di agave che crescono nella regione. Essere “mezcalero” (produttore di mezcal) è un mestiere molto in voga nell'Oaxaca, dove numerose famiglie vivono della coltivazione e della lavorazione delle agavi. Tuttavia, negli ultimi tempi, alcuni industriali hanno iniziato ad accalcarsi su questo mercato lucroso, reclamando la loro fetta di torta e mettendosi in concorrenza con i piccoli distillatori locali.(2) 360° GEO ha fatto visita ad una famiglia di raccoglitori.

Nei campi della zona le agavi si contano a migliaia. La raccolta di questa pianta imponente, alta più di un metro e dalle punte affilate, non è uno scherzo. Nell'azienda agricola di Don Felipe si impegnano tutti.(3) Una volta potato, il grosso cuore dell'agave viene cotto, schiacciato sotto una macina e la pasta così ottenuta viene posta in dei tini per la fermentazione. È solo in seguito, in fase di distillazione, che il mezcalero deve dar prova di tutta la sua abilità per dare alla bevanda il suo gusto inimitabile. Ne esistono una cinquantina di tipi, dei quali il più noto è la tequila. Il mezcal è originario della valle di Oaxaca dove gli alambicchi danno di che vivere a diverse famiglie. I distillatori si tramandano i loro segreti di fabbricazione di generazione in generazione. Uno di loro, Don Felipe, perpetua la tradizione dei suoi avi, ma la sua produzione artigianale basta appena per la famiglia e per qualche cliente accuratamente selezionato.

Tino di fermentazione
Non potendo vivere della sua attività, Don Felipe, come altri produttori di mezcal, vorrebbe svilupparla e farne un'azienda redditizia prima che le grandi società straniere, che hanno colto il potenziale dell'acquavite di agave, si accaparrino completamente il mercato.(4) La produzione di mezcal è gia un settore economico che fa vivere una buona parte di questa regione indigente. Tuttavia, per avere diritto alla denominazione, i mezcaleros devono iscriversi in un registro ufficiale, presentando una corretta domanda formale. In queste pratiche burocratiche Don Felipe si fa aiutare da Silvia Philion, una vicina che gestisce una delle prime “mezcaloteche” della regione. Per lei il mezcal di Don Felipe è uno dei migliori della zona vinicola. Restano da convincere le autorità locali.

Note


(1) Dans le reste du monde, cet alcool, qui est pour ainsi dire le père de la tequila, est surtout connu pour la larve déposée au fond de la bouteille ! Mais le mezcal, c’est aussi un art de vivre, et une ressource économique non négligeable de l’Oaxaca, une province mexicaine déshéritée. 
(2) Etre « mezcalero » (producteur de mezcal) est un métier très en vue dans l’Oaxaca, où de nombreuses familles vivent de la culture et de la transformation des agaves. Mais ces derniers temps, des industriels se pressent sur ce marché juteux et veulent leur part du gateau, disputant ainsi la place aux petits bouilleurs de cru locaux.
(3) La récolte de cette plante imposante d’un bon mètre de haut aux piques acérées n’est pas une sinécure. Sur l’exploitation de Don Felipe, tout le monde s’activent. 
(4)  L’un d’eux, Don Felipe, perpétue la tradition de ses aïeuls, mais sa production artisanale ne suffit que pour les besoins de la famille et de quelques clients triés sur le volet. Comme son activité ne lui permet pas d’en vivre, Don Felipe, comme d’autres producteurs de mezcal, souhaite la développer et en faire une exploitation rentable avant que les grandes sociétés étrangères, qui ont bien senti le potentiel de l’eau-de-vie d’agave, n’accaparent complètement le marché. 


Autore: Roberto Lugones
Apparso su: arte
Tradotto da: francese
Fonte: http://www.arte.tv/fr/le-mezcal-eau-de-vie-mexicaine/7248724.html

giovedì 7 febbraio 2013

Integrale, rosso o selvatico: quale riso è più salutare?


È uno degli alimenti più diffusi al mondo: cresce quasi senza pesticidi, ne esistono 13 tipi diversi, è ricco di acido folico, ferro e calcio, e aiuta a ridurre rapidamente l'alta pressione. (...)



Il riso si mangia in tutto il mondo. La maggior parte dei paesi ha dei piatti tradizionali a base di riso: da sushi e riso come alimento basilare nell'Asia orientale, passando per i piatti indiani, persiani e turchi a base di riso, per finire col risotto italiano, la paella spagnola, la jambalaya americana e la fasoada brasiliana.

Il riso è l'alimento di base per la metà della popolazione mondiale. La sua coltivazione richiede molta acqua, di conseguenza è una coltura primaria in posti umidi spesso soggetti ad inondazioni, tifoni e periodi di sovrabbondanza d'acqua.
È stato stimato che la crescita di un chilo di riso necessita di circa 3000 litri d'acqua. Inoltre, l'inondazione del campo previene la necessità di far uso di pesticidi e diserbanti, di conseguenza il riso è una delle uniche colture quasi non sottoposte a trattamenti antiparassitari. (1)

Un po' di storia: in Cina il riso è noto già da 7000 anni. Dalla Cina la sua coltivazione si è diffusa alle Filippine e al Giappone. Alessandro Magno portò il riso nell'Asia occidentale e in Grecia nel III sec a.C. Da lì, la sua coltura si è diffusa anche in Europa e in Africa ed infine in America, insieme agli schiavi che ne lavoravano i campi.
In Israele esistono testimonianze di tentativi di coltivazione del riso durante il periodo ellenistico (verso l'inizio dell'era volgare), e nella regione di Beth Shean nel X sec. d.C. Fino ad oggi curare un campo di riso richiede sforzo fisico e lavoro manuale. (2)

I tipi di riso esistenti:

Possiamo suddividere le varietà di riso secondo due criteri:

    1. Separando i chicchi tondi dai i chicchi allungati: in generale i chicchi tondi generano dopo la cottura un riso pastoso o più appiccicoso, quindi vengono usati per pietanze come il risotto, la paella e il sushi. I chicchi allungati invece rilasciano meno amido nell'acqua di cottura, generando così un riso a chicchi secchi e separati.
    2. Riso bianco o raffinato: dal quale è stato rimosso l'involucro della crusca, contrariamente al riso integrale che conserva la buccia del seme ed è quindi più ricco di fibre, vitamine e minerali.

Che riso mangiate?



1. Riso bianco semplice: il più economico e il più diffuso, dai semi allungati. È adatto alla preparazione del riso come contorno. Metodo di cottura abituale: si misura un bicchiere di riso, si soffrigge con un po' d'olio, e dopo si aggiunge dell'acqua: un bicchiere e mezzo o 2 a seconda di quanto lo si vuole tenero. In questa fase si aggiungono anche il sale e le spezie. (3)
Quando quasi tutta l'acqua è stata assorbita e i chicchi sono asciutti e separati, si abbassa la fiamma, si chiude con un coperchio della misura giusta e si lascia così per altri cinque minuti. Poi si spegne il fuoco, e si lascia la pentola chiusa per un quarto d'ora, senza mai aprirla.(4)

2. Riso persiano: come si evince dal nome, è una varietà di origine iraniana. Di colore bianco, dai chicchi allungati, e cotto in genere nel modo tradizionale in varie fasi: prima si sbollenta rapidamente in molta acqua e si scola, in seguito si cuoce o si inforna con pochissima acqua per molto tempo.

3. Riso basmati: è un tipo di riso che cresce ai piedi dell'Himalaya. È l'unico ad avere dei chicchi così sottili e allungati. Dopo la cottura, i chicchi rilasciano pochissimo amido, di conseguenza mantengono una certa rigidità anche se cotti a lungo e hanno un particolare sapore caratteristico.
Dal momento che il riso basmati rimane un po' rigido, il suo scioglimento e la sua digestione prendono più tempo e genera un maggior senso di sazietà rispetto alle altre varietà di riso bianco. Esiste nelle qualità bianca ed integrale. Si cuoce come il riso bianco semplice.

4. Riso jasmine: una varietà di riso tailandese, dai chicchi allungati, più rigido del riso bianco classico ma meno del basmati. Si cuoce come il riso bianco semplice.

5. Riso arborio: un tipo particolare di riso bianco dai chicchi piccoli e duri, adatto per la preparazione di risotti e paella. Per cuocerlo, per prima cosa bisogna riscaldarlo con un po' d'olio, ed in seguito si aggiunge gradatamente un po' di liquido (in genere brodo speziato o zuppa). Quando il liquido aggiunto è stato assorbito, se ne aggiunge ancora una piccola quantità, e si va avanti così fino al raggiungimento della consistenza desiderata. Il piatto ultimato dovrebbe essere piuttosto asciutto e pastoso.(5)

6. Riso per sushi: riso bianco. Ha dei piccoli chicchi tondi e in cottura diventa appiccicoso, mantenendo una certa rigidità. Si adatta a diversi tipi di sushi. Per cuocerlo bisogna risciacquarlo, aggiungere acqua fredda in quantità doppia rispetto al riso e portarlo ad ebollizione (senza olio né alcun tipo di spezia).
Si lascia che il riso assorba l'acqua a fiamma bassa. Quando l'impasto è già quasi asciutto, spegnere il fuoco e aggiungere subito una miscela di aceto di riso, zucchero e sale, mescolare e lasciar raffreddare il composto.


7. Riso parboiled: è un riso precotto, la cui buccia è stata rimossa solo dopo la cottura. Dopo essere stato sbollentato, parte delle vitamine della buccia aderiscono al chicco di riso. Così, rimossa la buccia, il riso bianco ottenuto è più ricco di vitamine. Si può usare come contorno, come il riso bianco semplice.

8. Riso integrale tondo: dai semi tondi. Adatto a cotture lunghe, per chi vuole preparare una paella, del sushi o un risotto usando un riso integrale al posto di quello bianco. Ecco un buon metodo per cuocere il riso integrale tondo (ma anche allungato): far bollire molta acqua con poco sale. Aggiungere la quantità di riso desiderata. Controllare di tanto in tanto la consistenza. Mentre il riso è ancora al dente ma tenero, e comincia un po' a spaccarsi sui bordi, scolare l'acqua in eccesso. Si otterrà un riso a grani separati, senza retrogusto (che si trova a volte nel riso integrale) né aromi. Adesso si può speziare a proprio gusto o lasciarlo così com'è, per consumarlo nel corso della settimana.

9. Riso integrale allungato: serve a preparare un riso integrale quando si vogliono ottenere dei chicchi ben separati. Sostituisce bene il riso bianco allungato in qualsiasi ricetta.(6) È possibile cuocerlo come il riso bianco, ma serve più acqua (2 bicchieri d'acqua per ogni bicchiere di riso), ed in genere ci vogliono circa dieci minuti in più perché sia pronto.

10. Riso rosso: detto anche wehani o riso indiano. È un riso integrale dai semi allungati di colore scuro marrone rossastro. Dal gusto più ricco di quello del riso integrale normale. Si cuoce con uno dei metodi di cottura del riso integrale.

11. Riso selvatico: semi neri lunghi e sottili di una pianta erbacea che cresce in Nord America. Per via della somiglianza esterna con il riso è detto riso selvatico nonostante non abbia alcun legame con la pianta del riso. Mantiene la rigidità esterna anche in cottura.

È consigliabile tenerlo in acqua per un'ora o due prima di cuocerlo. Si usa aggiungerlo ai piatti a base di riso per variarli e decorarli.(7) Per esempio si può aggiungere del riso selvatico già messo a bagno al riso integrale o bianco nel momento in cui si aggiunge l'acqua, e cuocerli insieme.

12. Miscele: sul mercato si possono trovare miscele di vari tipi di riso insieme; per esempio riso bianco allungato, riso integrale allungato e riso rosso.

13. Altri prodotti a base di riso: farina di riso bianca e farina di riso integrale si usano per preparare il pudding di riso, come addensante per gli stufati e per la preparazione di pietanze giapponesi e cinesi. Oggi si possono ottenere noodle di riso di varie forme e spessori, come anche la sfoglia di riso che richiede solo una breve immersione in acqua calda, senza bisogno di cottura.(8)
(…)

Note


(1) יחד עם זאת, הצפת השדה במים מונעת את הצורך בחומרי הדברה וקוטלי עשבים, כך שאורז הוא אחד הגידולים היחידים שכמעט לא עובר הדברה.
(2) בארץ קיימות עדויות לניסיונות גידול אורז באזור החולה בתקופה ההלניסטית (סביב תחילת הספירה), ובאזור בית שאן במאה ה-10 לספירה. עד היום הטיפול בשדה אורז הוא קשה פיזית, ודורש עבודה ידנית.
(3) הוא מתאים להכנת אורז כתוספת בארוחה. אופן הבישול הרגיל של אורז: מודדים כוס אורז שטופה, מטגנים אותו במעט שמן, ואז מוסיפים מים - בין 1.5 כוסות ל-2 כוסות, תלוי במידת הרכות הרצויה.
(4) כשכמעט כל המים נספגו ויש בין הגרגרים בסיר גומות יבשות (...). מכבים את האש, ומשאירים את הסיר סגור בלי להציץ לעוד רבע שעה.
(5) בבישול אורז כזה מחממים אותו קודם כל עם מעט שמן, ואז מוסיפים בהדרגה מעט נוזלים (בדרך כלל מתובלים או מרק), כשהנוזלים שהוספנו נספגים, מוסיפים עוד נוזלים בכמות קטנה, וכן הלאה, עד למרקם הרצוי. התבשיל הסופי אמור להיות מעט רטוב ודייסתי משהו.
(6) משמש להכנת אורז מלא כשרוצים לקבל אורז "אחד אחד". יכול להחליף בהצלחה אורז לבן ארוך בכל מתכון.
(7) רצוי להשרותו במים לשעה-שעתיים לפני הבישול. נהוג להוסיף אותו לתבשילי אורז לצורך גיוון וקישוט.
(8) קמח אורז לבן וקמח אורז מלא משמשים להכנת פודינג אורז, לעיבוי תבשילים ולהכנת מנות יפניות וסיניות. ניתן להשיג כיום אטריות אורז במגוון צורות ועובי, וכן דפי אורז, המצריכים רק השריה קצרה מאד במים חמים, ללא צורך בבישול.


Autore: Nira Holland
Apparso su: Yedioth Ahronoth
Tradotto da: Ebraico
Fonte: http://www.ynet.co.il/articles/0,7340,L-4337335,00.html