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giovedì 17 ottobre 2013

I 5 modi in cui i turisti britannici offendono i locali


La maggior parte dei Britannici ammette di non conoscere bene l'etichetta culturale di altri paesi e rischia involontariamente di risultare sgarbata durante i viaggi all'estero.


I Britannici amano pensare di guidare il mondo con le loro maniere impeccabili. Tuttavia un comportamento che nel Regno Unito può sembrare il massimo della cortesia, può in realtà provocare una grande offesa quando ci si trova all'estero.

La maggior parte dei turisti britannici commette involontariamente molte gravi gaffe all'estero, nonostante i suoi grandi sforzi per essere cortese - con una media di circa il 79% che ammette di non avere alcuna idea dell'etichetta culturale straniera, secondo un recente sondaggio di Hotels.com.

Alcuni errori comuni commessi dai nativi britannici includono:


1. Dividere il conto in parti uguali è accettabile per il 93% dei Britannici ma i Francesi sarebbero sdegnati da una tale condotta, pensando che dovresti pagare tutto o niente.


2. Chiedere di aver passato il sale è una domanda comune nelle tavole del 90% delle persone nel Regno Unito ma in Egitto sarà un insulto allo chef lasciando intendere che il loro cibo è insipido.

3. Mettere in bocca del cibo usando la forchetta, il normale modo di mangiare per il 96% dei Britannici, è ritenuto rozzo in Thailandia dove le persone usano la forchetta soltanto per spingere il cibo nel cucchiaio.

4. Far muovere il naso da un lato all'altro con l'indice e il medio nel sud Italia è un modo che per dire a qualcuno che pensi che sia inaffidabile ma non sarebbe considerato un'offesa dall'83% delle persone nel Regno Unito.


5. Le calendule gialle sarebbero un regalo di benvenuto per il 95% dei Britannici ma in Messico questi fiori simboleggiano la morte e dovrebbero essere regalati solo nella Festa dei Defunti.






Autore: Miranda Prynne
Apparso su: The Telegraph
Tradotto da: Inglese
Fonte: http://www.telegraph.co.uk/news/uknews/10369002/Top-five-ways-British-tourists-offend-the-locals.html

mercoledì 18 settembre 2013

Famosi ed eccentrici: la moda dei “denti d’oro"

I “grills” sono accessori in metallo da indossare sopra i propri denti. Ne esistono migliaia di forme, sono carissimi e possono essere intarsiati anche con pietre preziose. È l’ultima novità in fatto di tendenze che solo le celebrities più appariscenti del mondo possono permettersi. 

Madonna sfoggia il suo "Grill"

Nel mondo della moda tutto serve a far notizia, perfino avere un sorriso super brillante ricoperto d’oro. E a ben vedere, ad averlo sono sempre gli stessi volti noti: Rihanna, Justin Bieber, Madonna, Lady Gaga e Miley Cyrus sono solo alcuni dei personaggi che seguono la nuova tendenza che impone di portare gioielli sui denti.

Si chiamano “grills” e provengono dalla cultura del rap e dell’hip-hop. Si adattano alla dentatura di chiunque li indossi poiché vengono realizzati su misura con un’apposita matrice da gioiellieri specializzati. Sono d’argento, d’oro e, in alcuni casi posso perfino contenere applicazioni di pietre preziose che costano milioni di dollari. Vennero usati per la prima volta  negli anni ‘80, ma il loro attuale ritorno si deve al desiderio di alcuni volti noti di mostrare queste eccentricità e sfoggiarle agli eventi.

Tipi di Gold Grills
Esistono migliaia di disegni e di stili. I più appariscenti li preferiscono ricoperti d’oro, per poter fingere di possedere denti o canini dorati. Ma esistono altri Vip più stravaganti che li scelgono a forma di armi o con applicazioni di diamanti.

I dentisti li sconsigliano perché possono rovinare lo smalto dei denti. Oltre a ciò, il metallo potrebbe causare irritazioni e reazioni allergiche e i batteri accumulati sotto questa struttura, col passare del tempo, potrebbero provocare qualche infezione. 

Esteticamente non sono così belli come un anello di diamanti o una collana di pietre preziose, gioielli che una persona normale preferirebbe. Ma è pur vero che ogni volta che Rihanna o Beyoncé postano una foto in un social network con un “grill”  sui denti l’immagine si diffonde all'istante riscuotendo consensi. Ciò spiega perché siano già di moda. 




Traduzione: Marcella Bucaria
Lingua: Spagnolo
Fonte: Entremujeres

martedì 27 agosto 2013

Mangiare insetti in Messico: Sani, Nutrienti e Saporiti

In America latina gli insetti sono un ingrediente secolare di piatti di origine preispanica.

Un commensale straniero potrebbe essere colto impreparato. In qualsiasi ristorante tipico di Oaxaca, stato a sud-est del Messico, è comune trovare nel menù un entrée: guacamole con locuste. Il piatto è composto da avocado, cipolla, peperoncino, un po’ di limone e un po’ di coriandolo. Il tutto è accompagnato da decine di piccole locuste fritte che croccano in bocca come un frutto secco e che sanno un po’ di sale. Dunque, il consiglio di mangiare gli insetti,  diffuso questo lunedì dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l 'agricoltura (FAO), in questo paese non suona nuovo.
Guacamole con Locuste

Libellule, scarafaggi, api, farfalle, formiche e le già menzionate locuste sono ingredienti diffusi nelle varie zone rurali del centro e del sud del paese. L’entomofagia è una tradizione  secolare e radicata: gli zapotechi, i mixtechi e i maya la impiegavano nell’alimentazione quotidiana e come rimedio naturale. Il consumo di insetti in epoca preispanica è documentato nel Codice Fiorentino di Fra Bernardino di Sahagún, risalente al XVI secolo, e riferisce che erano così apprezzati da essere offerti in dono al tlatoani (re azteco).
La conquista fece sì che il consumo di insetti si limitasse alle popolazioni più distanti dalle zone urbane, ma in molte parti del paese la tradizione si è mantenuta. “Si consumano moltissimi insetti in Messico. Iniziammo sotto la spinta dei colonizzatori, che mangiavano gli insetti come extrema ratio, ma oggi non è più così: la gente li mangia con piacere e lo considera un alimento fresco, saporito e nutriente”, spiega la dottoressa Julieta Ramos-Elorduy, studiosa del dipartimento di Zoologia all'Università Autonoma Nazionale del Messico (UNAM), che studia quest’usanza da 25 anni.

Piatto con vermi di Agave

Gli insetti, inoltre, sono un’importante fonte di proteine. Stando ai dati della Commissione Nazionale della Biodiversità (Conabio), alcuni di essi, a parità di peso, ne contengono tre volte di più della carne e hanno una percentuale di sostanze nutritive estremamente alta, inferiore solo al pesce.
In Messico, esistono migliaia di specie di insetti, di cui più di 500 commestibili. I più comuni sono gli scarafaggi: ci sono fino a 30 specie adoperate come ingredienti. Altri sono cibi gourmetUn kilo di vermi di agave (utilizzati per imbottigliare il Mezcal) in un mercato del Distretto Federale costa intorno agli 800 pesos – 65 dollari - mentre gli escamoles, larve di formica considerate il caviale messicano, posso arrivare a 1.200 pesos messicani (ovvero 100 dollari).
Tacos di Escamoles

A dispetto di quanto si pensi, gli insetti vengono considerati animali particolarmente puliti, poiché la loro alimentazione si compone di erba, fiori e frutti e poiché si trovano alla base della catena alimentare, secondo quanto rivela uno studio del Conabio. L’uso di insetticidi, tuttavia, ne mette a repentaglio la qualità e il valore nutritivo.
La modernità e i “pregiudizi delle culture cosiddette occidentali” hanno causato la scomparsa di alcune delle tradizioni più connesse al consumo di insetti. Secondo la ricercatrice, le popolazioni indigene sapevano in quale periodo era preferibile catturare un insetto e come scegliere i migliori. Nonostante la loro abbondanza – in Messico si concentra un terzo delle specie di insetti commestibili – la distruzione del loro habitat ha messo in serio pericolo la sopravvivenza di alcune varietà.
Alcuni messicani mangiano insetti per un motivo molto più importante del valore nutritivo o del sapore.  Stando ad un articolo pubblicato dal Procuratorato Federale del consumatore (Profeco), a Taxco (Guerrero, sud-est del paese) gli abitanti festeggiano il giorno del “Jumil sagrado”. Gli “Jumiles” sono piccole cimici utilizzate in diversi piatti del paese. La leggenda narra che i vermi fossero le sentinelle che si prendevano cura della popolazione e che rappresentassero i loro antenati. A volte è comune sentire domandare alla gente “porta la famiglia?”, per sapere se porta jumiles.



Traduzione: Marcella Bucaria
AutoreVeronica Calderón
Fonte: El País
Lingua: Spagnolo

lunedì 5 agosto 2013

Spaventati..e perdi peso!

Dimagrire vedendo un film sdraiato sul divano? Può sembrare una scena da sogno, ma non lo è – purchè il film sia un horror. E’ questa la conclusione di uno studio effettuato dall’Università di Westminster, nel Regno Unito, che ha dimostrato come la visione di un film agghiacciante permetta di bruciare tante calorie quanto quelle di una passeggiata di 30 minuti.

Secondo quanto riportato dal Daily Mail, gli studiosi per valutare la quantità di energia impiegata durante la visione dei film hanno misurato il battito cardiaco, l’ossigeno inspirato e il diossido di carbonio emesso dai volontari, concludendo che quanto più i film erano spaventosi tanto più erano le calorie bruciate dagli spettatori.



Richard Mackenzie, specialista del metabolismo all’Università di Westminster, ha spiegato che l’alto tasso di calorie bruciate si deve “allo sprigionamento di adrenalina ad azione rapida prodotta nei brevi exploit di ‘stress’ o, in questo caso, di paura, che riduce l’appetito e aumenta il ritmo metabolico”.
In media, gli spettatori  hanno bruciato 113 calorie per un film di poco più di 90 minuti, stessa quantità di grassi che si brucia con una passeggiata di 30 minuti e valore sufficiente per eliminare, ad esempio, le calorie derivanti da una scorpacciata o da una piccola tavoletta di cioccolata.

I migliori film per bruciare calorie sono: il thriller psicologico “Shining”, del 1980, con Jack Nicholson (184 calorie); “Lo squalo” di Steven Spielberg (164 calorie) e il classico “L’esorcista” con Max Von Sydow (158 calorie).
Secondo il gruppo di studiosi, i film più recenti sono stati quelli che si sono rivelati meno efficienti.

Non hai ancora un programma per la serata?



Traduzione: Marcella Bucaria
Autore: Non Dichiarato
Fonte: Men's Health
Lingua: Portoghese 

mercoledì 31 luglio 2013

Perché non si possono fare violini migliori degli Stradivari

Perché nessuno ha mai eguagliato la perfezione degli strumenti del maestro italiano? Clemency Burton-Hill indaga e sperimenta uno dei mitici violini


L'autrice con in mano il Serdet

Provate ad immaginare se i fratelli Wright avessero azzeccato al primo tentativo, se gli aerei che oggi ci portano in giro per il mondo fossero identici a quelli che volavano nel 1903. O se le automobili che guidiamo somigliassero ancora alla tre-ruote di Karl Benz del 1886, se gli mp3 nelle nostre tasche fossero solo delle versioni superficialmente aggiornate del fonografo di Thomas Edison del 1877 e se le medicine di oggi fossero rimaste invariate rispetto a quelle del 1713? Immaginate di aver inventato qualcosa secoli fa e che nessuno sia mai stato in grado di migliorarne la forma e la funzionalità.
Riflettevo su questo di recente mentre visitavo la mostra Stradivari, una pietra miliare dell'Ashmolean Mueum. L'istituzione di Oxford, uno straordinario contenitore di curiosità culturali, ha messo insieme alcuni dei più sofisticati strumenti mai prodotti dal mastro artigiano Antonio Stradivari, il cui nome è sinonimo di violino così come il nome di Hoover è sinonimo di aspirapolvere. È la prima volta che viene allestita un'esposizione del genere e, come c'era da aspettarsi, ha rappresentato un'irresistibile attrativa per gli appassionati del violino e i fanatici della musica di tutto il mondo, me compresa.
Ma anche se non avete mai preso in mano un violino e non avete neppure un vago interesse nella storia degli istrumenti musicali, quella di Stradivari è una storia avvincente. Come ha fatto quest'uomo, sbucato fuori dal nulla, a capire come creare a partire da un muto pezzo di legno senza vita la più notevole macchina sonora che abbiamo mai conosciuto? E come mai, a più di 350 anni dalla sua nascita, non siamo ancora riusciti ad afferrare come sia riuscito a fare quello che ha fatto? E dato che la storia dello sviluppo umano è in genere una storia di progresso e miglioramento, perché mai non abbiamo trovato alcun modo per fare meglio?

Stradivari nacque nel 1644 e visse fino alla veneranda età di 92 anni, durante i quali fece probabilmente più di mille violini, dei quali circa la metà sopravvive fino ad oggi. Sappiamo relativamente poco dei primi anni della sua vita, al di là del fatto che era nato a Cremona, una piccola città del nord che divenne la capitale indiscussa della manifattura degli strumenti a corda nel XVII secolo e non ha mai perso questo titolo. Stradivari irruppe sulla scena con il suo primo violino, noto come il “Serdet” e datato 1666, quando aveva 22 anni. Ho avuto lo straordinario privilegio di poter suonare questo violino all'Ashmolean Museum: un'esperienza travolgente se considerate che lo strumento è stato creato lo stesso anno del Grande Incendio di Londra. E non è un primo abbozzo né un prototipo. L'aspetto, la percezione tattile e il suono sono quelli del violino ultimato: perfetto come lo è sempre stato.
C'è sempre la tentazione di mettere alla prova i violini Stradivari con una sorta di “Test della Pepsi”. Ascoltando ad occhi chiusi, si potrebbe davvero distinguere uno stradivari da un altro strumento di buona qualità? O addirittura da uno di bassa qualità? (Di recente il Daily Telegraph ha lanciato un esperimento in cui lo stesso violinista suonava uno Stradivari e un violino da £39.99 in vendita nei supermercati Tesco. Inutile dire quale ha vinto).

Il Maestro all'opera



Ci si è a lungo scervellati sul segreto di Stradivari. Non solo le ultime generazioni di artigiani dello strumento che hanno instancabilmente copiato le sue opere sperando di raggiungere simili livelli di perfezione del tono e della risonanza. Né soltanto i moderni scienziati che usano di tutto, dagli spettroscopi ad infrarossi e a risonanza magnetico-nucleare (per analizzare le proprietà chimiche delle componenti di una cassa di risonanza Stradivari) agli acceleratori di particelle simili al grande collisore di adroni (LHC) per esaminare i segreto delle particelle atomiche di uno Stradivari. Ma anche i suoi invidiosi contemporanei che già a quel tempo si chiedevano come avesse fatto. Come la moderna Los Angeles per l'industria cinematografica, la Cremona del XVII secolo era una città con un unico commercio. E Stradivari era il re: benestante, ammirato e molto richiesto. Sembra che l'espressione “ricco come Stradivari” fosse molto comune nelle strade cremonesi.



Ashmolean Museum

Cosa lo distingueva dagli altri? Dopo tutto usava gli stessi materiali che usavano tutti: lo stesso legno di acero e abete rosso dal vicino Sud Tirolo, la stessa acqua e gli stessi utensili (che a loro volta sono poco diversi da quelli usati oggi dai mastri liutai). Era qualcosa nel rame, ferro e sali di cromo che potrebbe aver usato involontariamente per preservare il suo legno? Era cenere di una ignota eruzione vulcanica inserita all'interno? C'era davvero del sangue di drago nella sua vernice speciale? O erano invece, al contrario, le sottili imperfezioni nel suo metodo che creavano una tale incomprensibile perfezione? Ci si è tormentati per secoli sulle vari possibilità che si celano dietro queste domande e nessuno saprà mai la risposta.
Il novantenne Stradivari si è portato il suo segreto nella tomba. Al momento della sua morte aveva nel suo laboratorio uno strumento che non aveva mai venduto. Il più raro tra i violini, anche questo in mostra all'Ashmolean, è noto come il “Messia” e il suo valore è incommensurabile. Il valore medio, se esistesse, sarebbe pluri-milionario. Il Messia è lo strumento musicale più mitico del mondo. Dopo Stradivari, anche la maggior parte dei suoi proprietari si è rifiutata di separarsene fino alla morte. E ancora più curioso è il fatto che, nel corso degli ultimi due secoli, è stato raramente suonato, il che vuol dire che è straordinariamente in condizioni eccellenti, con piccoli segni d'uso che inevitabilmente si generano nel tempo su un delicato strumento ligneo. 

Quando, nel secolo scorso, l'Ashmolean Museum ottenne in eredità il “Messia”, arrivò con l'ammonimento che non avrebbe mai e poi mai dovuto venire suonato di nuovo: avrebbe dovuto essere appeso, maestoso ma silenzioso, nella sua teca di vetro per l'eternità. La ragione è che, con circa cinquecento violini Stradivari ancora in circolazione, ne abbiamo tantissimi da ascoltare, quindi solo uno dovrebbe restare incontaminato perché le future generazioni possano apprendere da esso. La mia testa mi dice che è una cosa ragionevole. Il mio cuore si chiede “come possiamo mettere in gabbia l'ultimo uccello?”. Cosa non darei per la possibilità di sentirlo suonare una sola volta?



Il "Messia"



AutoreClemency Burton-Hill
Fonte: BBC NEWS
Lingua: Inglese
Testo originalehttp://www.bbc.com/culture/story/20130725-can-anyone-outplay-stradivarius

lunedì 3 giugno 2013

Una sonda ottiene immagini ravvicinate di un Grande Uragano su Saturno


Pasadena, California - La Sonda Cassini della Nasa ha regalato agli scienziati la prima immagine ravvicinata e in luce visibile di un mastodontico uragano che turbina sul Polo Nord di Saturno.

Nelle foto ad alta risoluzione e nei video, gli scienziati vedono che l'occhio del ciclone misura circa 1250 miglia (2000 chilometri) di larghezza, 20 volte più esteso dell'occhio del ciclone di un normale uragano terrestre. Le sottili, luminose nuvole sulla parte esterna dell'uragano stanno correndo alla velocità di 330 miglia orarie (150 metri al secondo). L'uragano infuria all'interno di un grande e misterioso vuoto a sei lati fra le nuvole conosciuto come l'Esagono.

"Siamo rimasti a bocca aperta quando abbiamo visto questo vortice, perché somiglia molto ad un uragano della Terra", ha detto Andrew Ingersoll, membro del Team di Analisi delle Immagini della Missione Cassini impiegato dell'Istituto di Tecnologia della California a Pasadena. "Ma è su Saturno, su una scala molto maggiore, e in qualche modo sta andando avanti nonostante le piccole percentuali di vapore acqueo nell'atmosfera di Saturno, fatta di idrogeno".

Gli scienziati studieranno l'uragano per capirne di più su quelli terrestri, che si alimentano dall'acqua calda degli oceani. Anche se non c'è alcuno specchio d'acqua vicino a quelle nuvole che sono alte nell'atmosfera di Saturno, imparare come queste tempeste di Saturno usino il vapore acqueo potrebbe dire di più agli scienziati su come nascano e si alimentino gli uragani terrestri.
Sia un uragano terrestre che il vortice al polo nord di Saturno hanno un occhio centrale con assenza di nuvole o nuvole molto basse. Altre caratteristiche simili includono nuvole ad altitudine elevata che formano le "pareti" dell'occhio, altre nuvole ad alta quota che ruotano attorno all'occhio e una rotazione in senso antiorario nell'emisfero settentrionale.


Video esplicativo in inglese

Una differenza sostanziale fra gli uragani è che quello su Saturno è molto più grande delle sue controparti terrestri e la sua rotazione è incredibilmente veloce. Su Saturno, il vento nel "muro" dell'occhio soffia oltre 4 volte più velocemente dei venti di uragano sulla Terra. A differenza degli uragani terrestri, che tendono a muoversi, l'uragano di Saturno è bloccato sul polo nord del pianeta. Sulla Terra, gli uragani tendono a spostarsi a nord a causa delle forze che agiscono sui rapidi vortici di vento mentre il pianeta ruota. Quello su Saturno non si sposta ed è già all'estremo nord raggiungibile.

"L'uragano polare non ha alcun altro posto in cui andare, e questo è probabilmente il motivo per cui è lì fermo sul polo", ha detto Kunio Sayanagi, un consulente del team d'Analisi delle Immagini dell'Università di Hampton, in Virginia.

Gli scienziati credono che la gigantesca tempesta abbia infuriato per anni e anni. Quando Cassini raggiunse nel 2004 il sistema di Saturno, il polo nord del pianeta era oscurato, poiché quella parte era nel bel mezzo del suo periodo invernale. In questo periodo lo spettrometro composito a infrarossi della sonda Cassini e lo spettrometro per la mappatura a immagini e a infrarossi hanno individuato un grande vortice, ma l'osservazione a luce visibile ha dovuto aspettare l'arrivo dell'equinozio nell'Agosto del 2009. Solo allora la luce del sole ha iniziato a penetrare l'atmosfera dell'emisfero settentrionale di Saturno. L'osservazione ha richiesto la variazione dell'angolo orbitale di Cassini attorno a Saturno, in modo da permettere alla Sonda di osservare i Poli.




"Una simile affascinante e sorprendente vista dell'Uragano al polo nord è possibile solo perchè Cassini è su una traiettoria più "sportiva", con orbite inclinate in modo da far andare alternatamente la sonda al di sopra e al di sotto del piano equatoriale di Saturno" ha detto Scott Edgington, scienziato aggiunto del progetto Cassini al Laboratorio sulla Propulsione a Reazione a Pasadena, California . "Non puoi osservare molto bene le regioni polari da un'orbita equatoriale. Osservare il pianeta da diversi punti strategici rivela di più sugli strati delle nuvole di quanto non sia possibile potendone osservare l'intera superficie".

Cassini cambia il suo angolo orbitale per simili scopi di osservazione solo ogni pochi anni. Dal momento che la Sonda utilizza l'attrazione gravitazionale della luna di Saturno, Titano, per cambiare l'angolo orbitale, le traiettorie inclinate necessitano di supervisione costante da parte dei navigatori a terra. Il percorso necessita di anni di pianificazione anticipata e bisogna seguire molto scrupolosamente l'itinerario stabilito per assicurarsi che sia disponibile abbastanza propellente perché la Sonda possa raggiungere le sue future destinazioni e orbite.

La missione Cassini-Hyugens è un progetto in collaborazione fra NASA, Agenzia Spaziale Europea e Agenzia Spaziale Italiana. Il JPL (Laboratorio sulla Propulsione a Reazione), una divisione dell'Istituto di Tecnologia della California, a Pasadena, gestisce la missione Cassini-Hyugens per la Direzione delle Missioni Scientifiche della NASA a Washington. Il motore della Sonda e i due obiettivi a bordo sono stati ideati sviluppati e assemblati al JPL. Il Tam di Analisi delle Immagini comprende scienziati dagli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e la Germania. Il centro delle operazioni sulle Immagini ha la sede nell'Istituto di Scienze dello Spazio di Boulder, in Colorado.

Per ulteriori informazioni su Cassini e la sua missione visitate l'indirizzo http://www.nasa.gov/cassini and http://saturn.jpl.nasa.gov


Traduzione di Giuseppe Miceli.

Autore: Jia-Rui Cook, Dwayne Brown 
Fonte: NASA
Lingua: Inglese

lunedì 13 maggio 2013

La colonna sonora della tua vita

Quando avevo 20 anni ho lasciato una ragazza per Vicentico, il cantante dei Los Fabulosos CadillacsIn realtà, la colpa è stata sua. La ragazza voleva conoscere i miei hobbies e condividere i miei interessi, così insistette per accompagnarmi al concerto dei Cadillacs. Se avesse conosciuto un po’ di più le mie passioni non avrebbe mai messo piede in quel posto.

I Cadillacs erano famosi, tra le varie cose, per le scoregge in pubblico e per le molestie alle ragazze, come fossero un gruppo di ubriachi di un’osteria e non un affermato gruppo rock. Ai  concerti il divertimento di noi fans consisteva nel dimenarci, spingerci e sputarci fino a formare un vortice umano potenzialmente letale. Oggi non sopravvivrei alla seconda canzone. Ma a quel tempo mi sembrava il massimo.
Copertina del Cd  Vasos Vacíos (1993)
Il concerto in questione fu aperto con V Centenario, un inno alla scoperta dell’America, in cui la frase più gentile recitava “figli bastardi di colonie assassine”. Uno dei miei amici salì sul palco a cantare con Vicentico, che lo restituì al pubblico con una gomitata sulla faccia. Un altro si lanciò dal palco e fu trasportato di mano in mano dalla gente per 20 metri. E io..ero con la mia fidanzata. In ultima fila. Dove nessuno si colpiva. Lei percepiva che io mi sentivo perfettamente a mio agio.Alla quarta canzone non resistetti più e mi lanciai con i miei amici. 
L’ultima volta che vidi quella ragazza fu dall'alto, a pochi metri da terra.
Con il tempo Vicentico intraprese una carriera da solista. E la sua musica iniziò a discostarsi dal rock, dal trash, dallo ska o dal dub per tendere verso il genere più insospettato: la ballata romantica. Il primo segnale d’allarme fu la sua versione di Algo contigo, un bolero de Los Panchos che i fans perdonarono ritenendolo una beffa. Ma gli allarmi si susseguirono uno dietro l’altro. Le sue canzoni si fecero più lente. Il suono di addolcì fino a sfiorare la nuova tendenza. Poi, il massimo sacrilegio: ad un gala di MTV cantò con Ricky Martin. Le urla di “traditore” giunsero da tutta la mia generazione. I miei vecchi amici bruciarono i dischi di Vicentico, rinnegarono la sua musica, si strapparono gli indumenti.

I miei amici, poveri, non si erano accorti che loro stessi, con il passare degli anni, si erano trasformati in impiegati in giacca e cravatta abituati a trascorrere i fine settimana dando la pappa ai loro bambini. Desideravano che Vicentico continuasse ad essere ciò che essi stessi non erano più. Per loro, il primo dovere di un cantante era quello di fargli credere che avrebbero potuto ancora passare la notte a calpestarsi e a spingersi sotto al palco, mentre qui, nel mondo reale, gli cresceva la pancia e gli cadevano i capelli.



L’anno scorso, tuttavia, si sono verificati due eventi significativi:  1) Quattro dei miei amici hanno divorziato, 2) Vicentico ha presentato il suo Cd più kitsch.
Il Vicentico 5  è così smidollato che contiene versioni di Roberto Carlos, di Xura e della canzone più languida degli Abba, The winner takes it all, tradotta in spagnolo da..Pimpinela!

Intanto, i miei vecchi amici, dopo il loro divorzio, si sono accorti d’improvviso che non sarebbero più tornati come prima, che non sono più dei ragazzini, né lo saranno. Credevano che il matrimonio fosse una parentesi fra due adolescenze, ma hanno dovuto riconoscere che il puro sesso, che prima li faceva impazzire, adesso li deprime. Così, sentono la nostalgia dei pranzi in famiglia. E il letto sembra loro più grande e solitario di un campo di calcio.

Ho scoperto che due di loro hanno acquistato Vicentico 5, ma non si azzardano ad ascoltarlo in pubblico. Dopo anni passati ad inveire contro questo “traditore” che canta “musica per signore” adesso non posso ammettere che Vicentico è l’unico cantante che ha creduto in loro e ha osato essere come loro. Tuttavia, da soli, in macchina o nei loro silenziosi appartamenti da scapoli, ascoltano Creo que me enamoré.

In un primo momento avevo pensato di ridicolizzarli davanti agli altri nostri amici, ma dopo averci pensato un pò ho preferito mantenere il segreto.


Traduzione: Marcella Bucaria
Autore: Santiago Roncagliolo 
Fonte: El País Semanal
Lingua: Spagnolo 

venerdì 3 maggio 2013

Perché esploriamo?

Esplorazione Umana dello Spazio




L'interesse dell'umanità per il cielo è stato universale e durevole nel tempo. L'Uomo è spinto ad esplorare l'ignoto, a scoprire nuovi mondi, a spingere avanti i nostri limiti scientifici e tecnologici, e poi a spingerli ancora oltre. Il desiderio inspiegabile di esplorare e di sfidare i limiti di cosa sappiamo e di dove siamo stati ha garantito benefici alla nostra società per secoli.

L'esplorazione umana dello spazio aiuta a rispondere alle domande fondamentali circa il nostro posto nell'universo e la storia del nostro sistema solare. Rispondendo alle sfide collegate all'esplorazione umana dello spazio sviluppiamo la tecnologia, creiamo nuove industrie, e aiutiamo a stabilire un legame pacifico con altre nazioni. La curiosità e l'esplorazione sono vitali per lo spirito umano, e accettare la sfida di addentrarci più profondamente nello spazio spingerà i cittadini del mondo moderno e le generazioni future a unirsi alla NASA in questo viaggio emozionante.

Un cammino graduale


Questo è il principio di una nuova era dell'esplorazione dello spazio, in cui la NASA ha raccolto la sfida di sviluppare i sistemi e le capacità necessarie per esplorare oltre l'orbita bassa della Terra, incluse destinazioni come lo spazio cislunare, gli asteroidi vicini alla Terra e, alla fine, Marte.

La NASA userà la Stazione Spaziale Internazionale come base sperimentale e come trampolino di lancio per i difficili viaggi che ci aspettano. Costruendo su ciò che impareremo lì, saremo in grado di preparare gli astronauti alle difficoltà dei voli di lunga durata e l'espansione permanente dei limiti delle esplorazioni umane più in là di quanto abbiamo mai fatto prima. Gli esploratori potrebbero visitare gli asteroidi vicini alla Terra, dove potremmo ottenere risposte sulle domande che il genere umano si è sempre poste. Visitare un asteroide fornirà preziosa esperienza pratica e ci preparerà ai passi successivi - forse anche ai primi uomini a passeggio su Marte.

L'esplorazione a mezzo robotico continua a dare importanti risposte sul nostro Universo, visitando destinazioni molto distanti, raccogliendo informazioni e raccogliendo dati scientifici. Quando potremo usare sia il metodo umano che quello robotico di esplorazione, potremo usare la tecnologia e i nostri sensi per aumentare le nostre capacità di osservare, modificare, e di svelare nuove conoscenze.

Perché la Stazione Spaziale Internazionale?




Il primo passo per cimentarsi in un lungo e difficile viaggio consiste nel gettare solide fondamenta perché l'impresa abbia successo. La Stazione Spaziale Internazionale funziona come un laboratorio nazionale di medicina umana, di ricerca biologica e sui materiali, come terreno di prova per nuove tecnologie, e come trampolino di lancio per andare più lontano nel sistema solare. Sulla Stazione Spaziale Internazionale ricercheremo e inventeremo nuovi modi per garantire che gli astronauti siano al sicuro, sani e produttivi durante l'esplorazione, e continueremo ad accrescere le nostre conoscenze su come i materiali e gli organismi biologici si comportino in assenza di gravità.

La NASA continuerà nel suo lavoro senza precedenti con il settore industriale e svilupperà un'intera industria grazie al lavoro di sviluppo e realizzazione da parte di aziende private di sistemi commerciali affidabili e di costo abbordabile per il trasporto di personale e di carico avanti e indietro fra la Stazione Spaziale Internazionale e l'orbita bassa della Terra.

Perché lo Spazio Cislunare?


Tutto intorno alla Terra e alla Luna c'è una grande estensione di spazio cislunare, che può essere descritto come una sfera comprendente appunto la Terra e la Luna, influenzato dai campi gravitazionali dei due corpi celesti. Esplorare lo spazio cislunare, oltre la protezione del campo geomagnetico terrestre, costituirà un'esperienza preziosa nelle operazioni nello spazio profondo. Operando nello spazio cislunare la NASA potrebbe effettuare ricerche sui raggi cosmici - potenzialmente l'elemento più pericoloso per gli uomini nell'ambito dell'esplorazione dello spazio profondo - e sviluppare metodi di isolamento che potrebbero anche condurre a progressi in campo medico sulla Terra.

I Punti di Lagrange - posizioni nello spazio cislunare in cui l'Attrazione Gravitazione della Terra e quella della Luna si annullano - sono utili aree a fini esplorativi e di ricerca in cui non è necessaria quasi alcuna propulsione per mantenere un oggetto o una navicella stazionari. Il Punto di Lagrange più lontano del sistema Terra-Luna, chiamato L2, è caratterizzato inoltre dall'essere una zona di "silenzio radio", utile per le osservazioni astronomiche.

Le missioni verso lo spazio cislunare daranno alla NASA e ai suoi partner l'occasione di sviluppare strumenti e metodologie d'azione per supportare decenni di future esplorazioni, pur rimanendo relativamente vicini alla Terra.

Perché gli Asteroidi?


Si crede che gli Asteroidi si siano formati relativamente presto nella storia del nostro sistema solare - circa 4,5 miliardi di anni fa - quando una nube di gas e polveri chiamata nebulosa stellare, collassò e diede origine al sole a ai pianeti. Visitando questi oggetti vicini alla Terra per studiare il materiale che si originò dalla nebulosa stellare, possiamo cercare le risposte ad alcune delle più urgenti domande dell'umanità  come: come si formò il sistema solare e da dove traggono origine l'acqua della Terra e alcuni materiali organici come il carbone?

Oltre a rivelare indizi circa il nostro sistema solare, gli asteroidi possono fornirci indizi sulla Terra stessa. Capendo di più gli asteroidi potremmo imparare di più sugli impatti avvenuti nel passato della Terra e possibilmente trovare modi per ridurre il rischio di impatti futuri.

Future missioni di sonde verso gli asteroidi prepareranno gli uomini al viaggio spaziale prolungato e all'eventuale viaggio verso Marte.
Le missioni con le sonde porteranno dati di ricognizione sulle orbite degli asteroidi, la loro composizione superficiale e persino portare con sé sulla Terra dei campioni per successive analisi. Queste spedizioni robotiche sono un passo fondamentale per preparare degli astronauti a visitare gli asteroidi, durante le quali impareremo quali siano le preziose risorse disponibili nello spazio, e più in là anche a sviluppare metodi per utilizzarle nella nostra ricerca per rendere l'esplorazione più efficiente ed economica.

Perché Marte?


Marte è sempre stato una fonte d'ispirazione per esploratori e scienziati. Le sonde hanno trovato tracce di acqua, ma se la vita esista al di fuori della Terra rimane ancora un mistero. Sonde e sonde scientifiche hanno mostrato che Marte ha caratteristiche e una storia simili a quelle della Terra, ma sappiamo che ci sono fondamentali differenze che dobbiamo ancora iniziare a comprendere. L'Uomo può costruire a partire da questa consapevolezza e cercare segni di vita e studiare l'evoluzione geologica di Marte, ottenendo risultati e metodi di ricerca che potrebbero essere applicati qui sulla Terra.




Una missione verso il nostro più prossimo vicino planetario ci dà l'occasione di dimostrare che gli umani sono in grado di vivere per lunghi periodi o anche definitivamente, oltre l'orbita bassa della Terra. La tecnologia e i sistemi spaziali necessari a trasportare e mantenere in vita degli esploratori daranno incremento all'innovazione e incoraggeranno metodologie innovative per rispondere a queste sfide. Come hanno dimostrato le passate imprese spaziali, le risultanti creatività e tecnologie porteranno benefici e uso durevoli.

La sfida di viaggiare verso Marte e di trovare un modo per sopravvivere lì, incoraggerà le nazioni del mondo a lavorare insieme per raggiungere un simile ambizioso risultato. La Stazione Spaziale Internazionale ha mostrato che le occasioni di collaborazione metteranno in rilievo i nostri interessi in comune e porteranno a tutto il mondo un senso di comunità.



Traduzione di Giuseppe Miceli.

Autore: Jennifer Wiles 
Fonte: NASA
Lingua: Inglese
Fontehttp://www.nasa.gov/exploration/whyweexplore/why_we_explore_main.html

venerdì 26 aprile 2013

Le avventure del cacciatore di baci

Ignacio Lehmann ha raccolto 700 foto di baci tra America ed Europa; scene di strada con messaggi di pace, che ritraggono l’amore, le città e le culture.
BUENOS AIRES, ARGENTINA #70 KISS
I quasi 700 baci che Ignacio Lehmann ha catturato a New York, Londra, Parigi, Berlino, Barcellona, Buenos Aires e adesso nel Distretto Federale del Messico, sono baci di strada di un fotografo di strada. Questo mago dell’obiettivo di 29 anni cammina fino a 14 ore al giorno in cerca di baci. Possono essere baci rubati ai primi raggi di sole o “ardenti” in pieno giorno, baci sorpresi negli autobus, nei parchi, nelle piazze, nelle strade o catturati con monumenti emblematici sullo sfondo.
Nel suo grande e variegato album fotografico, che ha intitolato “100 World Kisses” e che è un work in progress su Facebook, Ignacio Lehmann ha racchiuso baci pieni di tenerezza e amore fraterno da genitori a figli, da nonni a nipoti, baci tra amici, amanti, fidanzati, gay e lesbiche. Ha perfino dato spazio a gente che bacia il proprio animale o ai baci tra animali, di cani a Coyoacàn, di cavalli a Berlino.

Al fotografo argentino, che ha iniziato questo progetto a New York nel giugno 2012, non importa attenersi ad uno stereotipo; vive con la certezza che “tutti entriamo nell'universo del bacio e non voglio circoscriverlo allo stereotipo classico, tra ragazzo-ragazza o solo in coppia”.
In meno di un anno Lehmann ha viaggiato per sette città per raccontarle attraverso una serie di 100 baci che ha pubblicato senza filtri su facebook.com/100WorldKisses: l’unico desiderio è quello di presentare la lista in ordine decrescente, dalla numero 100 alla 0, concludere l’album con la 0 e intraprendere il viaggio verso un’altra città, per raccontarla con immagini e baci.

“Non sono foto esteticamente perfette, perché altrimenti sarebbero da rivista o da inchiesta; sono foto di strada”.
México City, México, #75 Kiss
Per scattare le 100 foto, Ignacio Lehmann, deve realizzare una vera opera di convincimento: con la macchina fotografica al collo si avvicina all'affettuosa coppia che lo ha sedotto; dunque gli spiega il suo progetto, gli infonde sicurezza e, una volta convinta e fotografata, estrae il suo marchio da applicare sui loro polsi, come prova della partecipazione ai “100 World Kisses”.
“Il fatto di scattarne 100 è una sfida, è un processo arduo e lungo nel quale a volte le cose riescono e a volte no; l’idea è anche quella di mostrare la città, raccontarla attraverso i baci, non è realizzare una guida turistica che informi di quanto costi un piatto di enchiladas o dove è meglio alloggiare. Per me il soggetto più importante è la gente, più dei monumenti e dei palazzi, è la gente ad essere in primo piano attraverso l’immagine di un bacio”, racconta il fotografo argentino a El Universal.

Teotihuacán, México  #59 Kiss

Un legame con un messaggio
Nell'arte il bacio è stato raffigurato molte volte: emblematica la fotografia “Il bacio di Times Square”, di Alfred Eisenstaedt, nella quale un’infermiera viene baciata appassionatamente da un marinaio alla fine della seconda guerra mondiale; così come “Il bacio” di Gustav Klimt o la scultura “Il bacio” di Auguste Rodin.


Lehmann li conosce bene: prima di andare a New York “per tentare la fortuna” lavorava in un museo d’arte di Buenos Aires. Un giorno, insieme alla sua fidanzata, Ignacio arrivò a Times Square e senza pensarci diede inizio al progetto che oggi, a meno di un anno, si compone di quasi  700 foto. “Penso davvero molto ai baci, ne vedo molti e li cerco, mi sembra che il bacio sia fantastico, è bellissimo baciare e vedere persone baciarsi, significa che tra queste persone esiste qualcosa, un legame”. Lui questi legami li registra, per questo motivo s’impegna affinché il gesto sia vero. “Il bacio è un atto pacifico di unione, un gesto simbolo di armonia, amore e pace, è un grande messaggio”. 

Berlin, Germany  #12 Kiss
Lehmann  ha imparato a viaggiare da solo, a conoscere di più se stesso, ma ha anche imparato a perfezionare “questo radar che ho attivato tempo fa, quando ho cominciato a cercare baci. Adesso mi risulta difficile spegnerlo, passo tutto il tempo alla ricerca portando sempre con me la macchina fotografica. A volte cerco di smetterla ma non posso.”
Assicura di non essere ossessionato dagli spazi come lo è dai baci; anche se spesso combina l’effusione amorosa con i luoghi emblematici di ogni città, così da avere baci a Parigi sotto la Torre Eiffel, a Londra sotto il Big Ben, a Berlino davanti la Porta di Brandeburgo, a New York ai piedi di Time Square e in Messico nello Zócalo, davanti al  Monumento della Rivoluzione, nella Torre Latinoamericana o davanti le Piramidi di Teotihuacàn.

San Cristobál de las Casas, Chiapas, México  #21 Kiss

“Ma ci sono anche foto notturne, diurne, in cui non c’è nessuno o foto di una madre che bacia suo figlio in un autobus. Ti rendi conto che si tratta del Messico dai lineamenti delle persone”, dice l’intervistato la cui pagina Facebook ha circa 30 mila amici.

Ogni album che Ignacio Lehmann ha creato fino ad oggi ha una sua determinata personalità data dagli amanti e dalle città. Delle sette città che il fotografo argentino ha visitato per il suo progetto, Città del Messico è quella in cui ha raccolto più baci per per le strade.  “Si baciano un sacco, si baciano gli alunni delle scuole, gli anziani; si stringono per la strada, nel parco, sdraiati come fossero a letto. E’ impressionante, non ho visto niente di simile in nessun’altra città, perciò il Distretto Federale è ottimo per il mio progetto anche se, al tempo stesso, i messicani provano vergogna, hanno paura, si imbarazzano e temono la macchina fotografica. – spiega - Per esempio qui non è permesso scattare foto in Metro o sui mezzi di trasporto, la polizia ti chiede ‘per quale motivo stai scattando foto?’ o ti chiedono di cancellare una foto se non ha una ‘funzione’”.

 México City, México  #47 Kiss   
Un caso a parte sono i parigini, con i quali è difficile avere a che fare, racconta Lehmann: sono molto particolari, con loro non soltanto la lingua è stata una barriera, dal momento che non gradiscono gli si parli in inglese, ma è stato difficile anche spingerli a baciarsi per la strada. “Nonostante ciò, i paesaggi sono straordinari, le foto di Parigi sono venute ‘super parigine’. Un altro esempio è Londra, dove sono più distanti, più freddi; a New York, invece, amano l’obiettivo. Ogni città ha i suoi segreti, il punto è scoprirli e comporre l’album”.   

Così, trascorre la sua vita a caccia di baci e amanti, realizzando un album che è d’ispirazione, come una candela accesa che può accendere altre candele in un momento in cui il mondo intero vive momenti difficili e di grande caos. 



Traduzione: Marcella Bucaria
Autore: Yanet Aguilar Sosa
Apparso su: El Universal
Lingua: Spagnolo
Testo originale: http://www.eluniversal.com.mx/notas/912234.html
Foto: http://www.dimelaneta.com/100-besos-alrededor-del-mundo/