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Questo blog nasce dalla mia passione per la traduzione: troverete traduzioni di brani letterari o musicali e articoli apparsi su varie testate straniere che trattano di scienza, cultura, tradizioni e curiosità. Mi piacerebbe avere un feedback sulle traduzioni da parte di chi si dedica allo studio delle lingue! Alle fine di ogni post trovate l'URL dell'articolo originale.
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giovedì 7 maggio 2015

Regole e consigli per imparare una nuova lingua a qualunque età

A chi non è capitato? Studiare una lingua per anni e rendersi conto, al primo ripasso, che il progresso è stato minimo. Non c'è motivo di disperarsi, ascoltate qualche consiglio.

Per imparare una lingua, non importa quale, è necessario seguire certe tappe, come essere costanti o vedere dei film in lingua originale. Spesso si è anche, portati a credere che sia impossibile impararla se non viaggiando nel paese in cui la si parla. Eppure, a tutto c'è una soluzione. Di seguito vi proponiamo alcuni consigli per diventare dei veri bilingue.

- La costanza. Il professore d'inglese Jairo Lopeira lo afferma chiaramente: non si può imparare una lingua straniera in un paio di mesi.  E’ un processo continuo, fatto di sfide e difficoltà, e bisogna esserne consapevoli.

- Allenarsi all'ascolto è uno degli esercizi più importanti. Scegliete un film senza sottotitoli. All’inizio non capirete nulla, è naturale, ma con il tempo imparerete a distinguere le parole e le espressioni idiomatiche. Inoltre, questo è un ottimo metodo per perfezionare la pronuncia.

- Leggete e ampliate il vocabolario. Per allargare il vocabolario provate a leggere nella lingua che volete apprendere e aiutatevi con un dizionario monolingue invece di uno bilingue.  E’ un esercizio molto utile.

- Non serve viaggiare per cimentarsi. In tutte le grandi città esistono dei gruppi di stranieri con i quali è possibile incontrarsi e parlare in lingua straniera, quindi non abbiate paura a circondarvi di gente che parla una lingua diversa dalla vostra!

- Pensate e parlate in un'altra lingua. Esercitarsi fra sé e sé è un ottimo sistema per non dimenticare le strutture grammaticali. Provate ad organizzare mentalmente le vostre attività quotidiane nella lingua che desiderate imparare.

- Esercitatevi, come in palestra. Ogni tanto mettetevi alla prova con dei test. I vostri libri di testo avranno certamente una grande varietà di esercizi, cercatene anche degli altri in internet. Ancora una volta "ciò che conta è la costanza, affinché le nozioni restino sempre fresche" dice Lopera.

- Cercate di ampliare il vocabolario quotidianamente. Seguite questo semplice esercizio: stilate ogni giorno una lista con 5 nuove parole da imparare. Provate ad usarle! In appena un mese avrete arricchito il vostro vocabolario di circa 100 nuovi termini. 

- Abbasso la vergogna! Uno dei maggiori ostacoli da superare quando si studia una lingua è la pronuncia: è importante superare la vergogna e sforzarsi di articolare le parole senza pudore.  Dopo potrete concentrarvi sulla costruzione delle frasi.

- Individuate il contesto. Non sempre il vocabolo che avete appreso mantiene lo stesso significato, che può cambiare in base alla situazione. Per questo motivo bisogna individuarla per comprendere appieno ogni nuova frase letta o ascoltata.

- Cercate di valutare il vostro livello. In ogni situazione bisogna cercare una conferma del proprio lavoro. Cercate di ottenere delle certificazioni riconosciute a livello internazionale che possano attestare la vostra reale conoscenza della lingua.

- In ultimo, quando credete proprio di non farcela, ricordate che imparare una nuova lingua aiuta la mente. Secondo alcuni studi, infatti, negli adulti che si apprestano allo studio di una nuova lingua l’elaborazione, la comprensione e l’articolazione dei suoni aiuta lo sviluppo del cervello. Inoltre, il bilinguismo, può aumentare la memoria cognitiva che conferisce un’ulteriore garanzia contro l’Alzheimer.

Traduzione: Marcella Bucaria
Lingua: Spagnolo
Fonte: Economiahoy.mx

sabato 13 dicembre 2014

Convivere con gli oggetti

Un centinaio di sacchetti di plastica appesi al muro, riempiti di gommapiuma e cuciti tra loro a formare una trapunta. Si riconoscono a stento in questa variopinta distesa di marche, disegni e logotipi di supermercati, di self-service e perfino di negozi che non esistono ormai più, ma le cui icone sono state collezionate nel tempo. Ciò nonostante, è possibile distinguere qualcosa perché ciascuno ostenta il proprio nome, come suggerisce il titolo dell’istallazione, Nombres (1989).
Nombres (1989)
Accanto, su un’altra parete, quelli che in apparenza sembrano degli avanzi di cartone sbrindellato sono, in realtà, un centinaio di fogli metallizzati. L’opera Pulmón (1987), formata da pacchetti vuoti di sigarette fumate dall'artista nel corso di tre anni, dà origine al ritratto di un vizio che viene celebrato nell'arte

Pulmón (1987)
Quando degli elementi consueti, dei futili oggetti spesso ignorati e scartati nella vita quotidiana, acquisiscono un’identità scultorea nuova, compaiono delle profonde rivelazioni dinanzi allo spettatore .
E’ questo il tratto distintivo della brasiliana Jac Leirner (San Paolo, 1961), considerata una delle artiste latinoamericane  più importanti, che riscatta degli oggetti dimenticati per collocarli tra la bellezza e la fragilità.

Un’ampia visione retrospettiva è ciò che caratterizza la sua mostra, “Funciones de una Variable” al Museo Tamayo Arte Contemporáneo.
Posti per terra o su una parete, quasi reliquiari di una vita ordinaria e poco spettacolare, questi inutili oggetti alimentano il lavoro di Leirner, che appartiene ad una generazione determinante per l’affermazione degli artisti latinoamericani nelle esposizioni internazionali degli anni ’90, come dOCUMENTA e la Biennale di Venezia.
“Ciò che mi interessa è il superfluo, ciò a cui nessuno presta attenzione. E per qualche motivo questi oggetti si presentano a me con molta forza, mi scelgono. Ho provato parecchi materiali prima di sentirmi davvero a mio agio. Possiedono qualità formali - dimensione, colore, peso, forma – e ciò che io cerco di fare è accentuarne i tratti essenziali”, spiega l’artista brasiliana che si definisce una protettrice di questi oggetti privi di valore che oscillano tra l’utilità e il vezzo. Cavi elettrici, nastro adesivo, portachiavi, attrezzi, righelli e perfino sacchetti di plastica: servendosi proprio degli oggetti più comuni, le sue opere - seppur molto personali - si fanno portavoce del modo in cui vengono usati. Uno dei temi di questa esposizione, curata da Julieta González e composta da scultura, istallazione e opera grafica, è proprio l’adesione alla sua teoria, che si fonda su articoli i cui temi sono la cultura consumistica o l’economia. Sebbene gli oggetti di Leirner formino parte di questa sfera, l’artista non pretende abbracciarli tutti. 

A proposito di queste tematiche e delle cose di uso quotidiano con le quali lavora l'artista afferma: “devo ammettere che la mia unica preoccupazione è l’arte. Non posso escludere questi temi dal mio lavoro perché sono importanti e meritano molta considerazione. Se potessi studiare e pensare questi grandi temi nel mio lavoro lo farei, ma sfortunatamente non ne ho il tempo. Credo che ai giorni nostri sia normale che la gente metta a confronto l’arte con altri argomenti: arte e genere, arte e politica, arte e tecnologia. Ma credo che tutte queste parole riducano le potenzialità dell’arte perché sono molto forti. Io preferisco presentare l’arte e non rappresentare l’economia.”
Jaqueline Leirner (São Paolo, 1961)
Questa umiltà per la sua attività è ammirevole se si considera che Leirner proviene da una famiglia di collezionisti che l’ha iniziata all'arte fin da piccola. Questo suo interesse ha preso forma anche grazie a un’esperienza ormai trascorsa: la prima estasi artistica ascoltando il Bolero di Maurice Ravel all'età di sette anni. Da allora, la ripetizione continua dello stesso tema, questo schema che regola la produzione e la convivenza con le cose, si sono riflettuti nel suo processo creativo. “Questo è ciò che ho fatto fino ad oggi: ripetere la stessa cosa ancora e ancora. E sebbene le opere siano diverse le une dalle altre sono una sola entità” dice Leirner. La relazione tra il modo in cui si serve degli oggetti nelle sue creazioni e nella sua vita quotidiana dà luogo a opere che si rivelano con discrezione e occupano uno spazio intimo che non esplode ma che si spiega dopo esser stato sempre lì.

Nella natura di questi lavori, nel loro passo silenzioso verso lo spettatore poco abituato a riconoscere queste rivelazioni quotidiane, Leirner continua una lunga traiettoria artistica che connette lo status dei suoi oggetti con altri momenti e forme dell’arte, quali il dadaismo, la pop art, il minimalismo, l’arte povera e quella concettuale, che sono state fondamentali per la sua formazione.
“Sono totalmente in accordo con l’idea che l’opera abbia origine da altre opere e che l’arte provenga da altra arte”.


Traduzione:  Marcella Bucaria
Autore: Roberto García Hernández
Lingua: Spagnolo
Fonte: Gatopardo
Testo:http://www.gatopardo.com/EstilosHomeGP.php?Id=837

venerdì 5 dicembre 2014

Debutta in Tv il reality in cui i concorrenti sono nudi

Spagna. Un vero e proprio programma fatto di appuntamenti in cui i concorrenti, nudi come Dio li ha fatti, devono "trovare l'amore" su un'isola deserta.


Un nuovo programma, oltre ogni limite, arriva questa settimana sulla Tv spagnola. Il canale cuatro.com presenterà questo martedì “Adamo ed Eva”, un reality in cui i partecipanti vanno nudi alla ricerca dell’amore. Lo spot, reso noto questa settimana, mostra i massaggi sensuali che i concorrenti si regalano l’un l’altro, le passeggiate a cavallo, alcune liti e perfino i primi baci. Una pubblicità che non lascia indifferenti. Le regole per partecipare sono semplici: i concorrenti devono cercare l’amore e per farlo devono andare in giro nudi. Si conosceranno in un piccolo paradiso simile a un’isola, ripercorrendo i passaggi al contrario: prima si conosceranno nudi, poi, dopo i loro appuntamenti si vestiranno.

Il video promozionale di “Adamo ed Eva” offre immagini che richiamano l’attenzione dello spettatore: i primi appuntamenti rivelano dei concorrenti intimiditi che cercano di coprirsi il corpo con le mani o con i cuscini; vengono proposte anche scene di convivenza, alcuni momenti romantici con tanto di bacio e, com’è prevedibile, qualche lite, tipica di ogni reality.
Ai casting del programma, che è la versione spagnola dello show “Adam looking for Eve” (Adamo in cerca di Eva), si sono presentate quasi mille persone, tra le quali ne sono state scelte solo 35.
La presentatrice Mónica Martínez sostiene si tratti di “un programma molto divertente e molto interessante. La società spagnola è pronta per ciò che sta per vedere.” Assicura che la censura delle immagini non priverà il programma di autenticità e che proprio la condizione di nudità, che è ciò che chiama l’attenzione, sia solo qualcosa di marginale. “La regia ha fatto un lavoro magnifico riuscendo a cogliere dei piani naturali ed eleganti nei quali non si mostra ciò che si vede ma ciò che succede. Non credo che delle persone nude possano provocare uno scandalo.”
Questo, in effetti, non è il primo reality nel quale i concorrenti si mostrano così come natura li ha fatti. Nel 2013, Discovery Channel ha presentato “Salvate l’uomo nudo”, in cui un uomo e una donna tra loro estranei dovevano provare a sopravvivere per 21 giorni in un luogo disabitato, senza acqua, cibo e, ovviamente, senza vestiti. Nello stesso anno in Danimarca, la Tv pubblica ha promosso una reality che ha causato uno scandalo: una gara in cui due uomini valutavano il corpo di due donne nude in piedi e zitte di fronte a loro. Fino ad oggi è considerato il programma più sessista della storia.

Traduzione: Marcella Bucaria
Fonte: Clarín.com
Lingua: Spagnolo
Testo Oringinale: http://www.clarin.com/sociedad/Estrenan-reality-desnudos_0_1233476849.html

mercoledì 10 settembre 2014

Il frutto più brillante in natura

La bacca della “Pollia condensata” studiata dai ricercatori dell’Università di Cambridge.

Secondo uno studio condotto dall'Università di Cambridge, il frutto della pianta africana Pollia Condensata possiede il colore più intenso e brillante al mondo. Come si legge sul PNAS, il suo colore blu metallico non è dovuto a qualche pigmento bensì a specifiche lunghezze d’onda della luce.
La maggior parte dei colori che ci circondano sono composti da pigmenti, eppure, in natura esistono alcuni esempi di “colore strutturale”, un effetto ottico per mezzo del quale il colore si manifesta nel riflesso della luce. Gli studiosi hanno scoperto che la cellulosa di questi chicchi forma una struttura asimmetrica in grado di interagire con la luce e adattare il riflesso ad un colore specifico. Da ciò deriva il blu che prevalentemente viene riflesso dal chicco. E' stato scoperto, inoltre, che ogni cellula, singolarmente, genera un colore indipendente producendo un effetto di puntinismo (come nei dipinti di Seurat). Sebbene questo frutto non possegga alcun valore nutritivo, gli uccelli ne sono attratti per via del suo colore brillante e lo impiegano nella decorazione dei loro nidi per attirare i potenziali amanti.


Grazie a queste sue peculiarità il colore non svanisce. A tal proposito, gli esemplari  di questo frutto, presenti nelle collezioni risalenti al XIX sec. mantengono intatto il loro colore proprio come i frutti al giorno d’oggi.
Silvia Vignolini, studiosa del dipartimento di Fisica all'Università di Cambridge e autrice di grande rilievo dell’articolo, ritiene che la natura, partendo dalla cellulosa, possa ispirare nella creazione di materie intelligenti e multifunzionali. “Dalla cellulosa è possibile ricavare sostanze colorate per uso industriale, come elementi dal “colore strutturale” che sostituiscano i coloranti tossici in alimenti e cosmetici”.


Traduzione: Marcella Bucaria
Fonte: Ci
ência Hoje

Lingua: Portoghese
Testo originale: http://www.cienciahoje.pt/index.php?oid=55555&op=all

domenica 31 agosto 2014

Miguel Martino, lo scultore che dialoga con il legno

Il movimento incompiuto, l’asimmetria, il simbolismo e le curve capricciose presenti nelle opere di Miguel Martino rivelano una parte del consueto dialogo che si realizza tra lo scultore e il legno. “E’ permesso toccare” è la premessa dell'artista argentino per visitare la sua mostra al Centro Cultural de España, “Legna recuperata, assemblata e intagliata”.

A volte qualcuno lo informa di un albero caduto, altre è lui stesso ad andare alla ricerca di tronchi di legno. Durante questa ricerca Miguel Martino non permette che venga toccato nessun albero in vita: il suo dialogo si instaura soltanto con alberi la cui vita è stata interrotta, tronchi che hanno storie da condividere e che lui vuole omaggiare attraverso la scultura, l’assemblaggio e l’incisione.

“Recupero la legna da due attività: i panifici e le fabbriche di mattoni. Lì si brucia la legna migliore del paese, utilizzata come combustibile perché dura. E’ un tipo di legna che nessuno è interessato ad impiegare perché non permette di ricavare delle tavole rette, ha una forma molto bizzarra. Con il legno non è facile fare ciò che si vuole, è lui a dettare le regole; esiste un dialogo con la materia che è una relazione di amore e odio” dice lo scultore argentino residente a Suchitoto. 
Per il legno ha abbandonato la pittura e il disegno. Questa relazione scultore-legno che in un primo momento consisteva nell'intagliare un solo pezzo, successivamente ha portato l’artista a scoprire che questo materiale, oltre alla creazione di forme scultoree, permetteva di comporre strutture complesse. Da ciò il nome di "tecnica di legna assemblata e tagliata".
“Nello specifico, è un materiale che ha una struttura, una temperatura e diverse tecniche di levigazione; ha una sua fragranza. E’ una materia viva, che mai perisce, ma che si trasforma continuamente. Emergono le spaccature causate dai mutamenti climatici, cambiano i colori e la relazione uomo-scultura diventa un processo concreto. La si tocca come un oggetto qualsiasi e la relazione si fa spaziale”, sottolinea.



Nelle opere esposte al Centro Cultural de España spicca il movimento e la disarmonia: “Una volta che inizio l’assemblaggio non esiste un modo lineare per dare seguito al processo creativo, rispetto soltanto ciò che viene fuori. 
La prima fase consiste nel predisporre la struttura, che è il punto in cui si concentrano l’equilibrio, il volume e la massa, affinché non crolli l’opera. Gioco molto con questo squilibrio che dà la sensazione che tutto stia per cadere, ma non cade.”
Dopo aver predisposto la struttura Martino inizia la fase dell’intaglio. “Con le opere ci troviamo di fronte a due realtà, quella interna e quella esterna. Questa ambivalenza è una costante del mio lavoro perché si tratta di un principio di natura: la vita e la morte, la materia e lo spazio, il cielo e la terra, il materiale e l’etereo.”
Spiega che prima le sue opere erano più figurative, mentre adesso le sue composizioni si caratterizzano per il simbolismo e la sintesi, senza arrivare all'astrattismo. “Gioco con l’essenza della forma, i muscoli, le vene, i gangli, le estremità, le mani, le parti del viso o delle gambe; gioco con il significato primario delle forme all'origine di tutte le forme dell’universo, che prendono il via dal cerchio, dal quadrato e dal triangolo, dalla sfera, dalla piramide e dal cubo.” 
La natura e l’essere umano sono le due grandi tematiche che Martino affronta nel suo lavoro, che ha forme prevalentemente sferiche. Per lui la sfera rappresenta l’inizio, il punto focale, il nucleo. “Queste forme hanno a che vedere con il seme, con l’uovo, con la gravidanza, con la vita. E’ la curva, è il movimento femminile carezzevole ciò che emerge dalla natura.


Riconosce la sua opera come parte del Neoumanesimo, che individua la capacità di dar forma alle alterazioni psichiche attraverso le alterazioni fisiche. “Questa definizione ha molto a che vedere con i miei lavori: ciascuno di essi ha una sua espressività, ha una relazione con il divenire,  con ciò che ho vissuto. Per questo preferisco lavorare in modo catartico: non pianifico ciò che faccio perché rispetto il processo creativo che va nascendo.”


Traduzione:  Marcella Bucaria
Autore: Rosarlin Hernández
Lingua: Spagnolo
Fonte: El Faro
Testo: http://archivo.elfaro.net/secciones/el_agora/20070305/ElAgora2_20070305.asp

sabato 23 agosto 2014

Madeleine da Sogno!

Ricetta tratta da: La pâtisserie des rêves, di Philippe Conticini e Thierry Teyssier, Grund, 2012


Ingredienti
3 uova
140 g di zucchero
135 g di burro (più quello che servirà per foderare gli stampi)
50 ml di latte parzialmente scremato a temperatura ambiente
125 g di farina
1 cucchiaino di lievito in polvere
2 cucchiaini di miele
1 cucchiaino di sale
estratto di vaniglia
1 cucchiaio di olio di arachidi

Preparazione
Sciogliete il burro in un pentolino (se avete un termometro calcolate intorno ai 40ºC) e lasciatelo intiepidire. In una ciotola sbattete le uova con lo zucchero, il sale, il miele e alcune gocce di estratto di vaniglia, fino a quando l'impasto non assumerà un colore molto chiaro. Aggiungete l'olio di arachidi e successivamente la farina setacciata (alla quale avrete prima incorporato il lievito), infine il burro fuso.
Non appena avrete ottenuto un impasto omogeneo versate il latte. 

Coprite la ciotola con della pellicola alimentare e lasciate riposare il composto in frigorifero per almeno 4 ore.


Scaldate il forno a 160ºC insieme alla teglia sulla quale disporrete le formine per le madeleine. Ungete gli stampi con il burro e versatevi l'impasto con l'aiuto di un cucchiaio.Lasciate in forno per circa 20 minuti ed estraete le madeleine dagli stampi ancora tiepide.



Traduzione: Marcella Bucaria
Fonte: Cooking
Lingua: Portoghese
Testo originalehttp://cookingbooksblog.blogspot.it/2013/05/madalenas-de-sonho.html

mercoledì 13 agosto 2014

Arriva in Europa lo scontro per l'introduzione della taglia XXXS

  • La catena di negozi d'abbigliamento J. Crew ha messo in vendita la misura XXXS “su richiesta delle clienti asiatiche”.
  • In Italia corrisponderebbe alla taglia 32, ovvero per donne con una vita di 58 cm.
  • Per i critici si tratta di una taglia estremamente piccola: “Viviamo in un paese che promuove l’anoressia” segnala una cliente.

La questione delle taglie dei capi femminili è tornata al centro delle polemiche in seguito alla decisione della popolare catena J. Crew di immettere sul mercato la XXXS.

A difesa di un’estrema magrezza? In risposta alle necessità di alcune clienti? Oppure un modo per far credere alle donne di indossare una taglia più piccola di quella reale? Le opinioni sono svariate.
Secondo J. Crew la nuova taglia risponde solo alla domanda delle sue clienti asiatiche che hanno bisogno di capi più piccoli di quelli distribuiti dalla casa produttrice. In effetti, il brand ha previsto di vendere la nuova taglia solo nei web-shop e in Asia. 
Inoltre, tiene a ricordare che la sua linea comprende anche taglie grandi e per persone alte.
La XXXS è pensata per donne con una vita di 23 pollici (58,4 cm), 11 pollici al di sotto della media statunitense (86,3 cm) secondo quanto riportato dal Daily News. Stando allo schema equivalente proposto da J. Crew sul suo sito, in Italia corrisponderebbe a una taglia 32. Per gli oppositori si tratta di una misura estremamente piccola, propria di una bambina.
“Viviamo in un paese che promuove l’anoressia e la vergogna per il corpo delle donne”, sottolineava questa settimana al Daily News una cliente della catena .


Tuttavia, per certi aspetti, la decisione permetterà alle donne più minute di comprare abiti disegnati su misura per loro, evitando l’acquisto nel reparto bambino.

LA TAGLIA DI VICTORIA BECKHAM E KEIRA KNIGHTLEY
Secondo il Daily News, la XXXS è la taglia adatta a celebrities note per la loro magrezza, come la cantante Victoria Beckham o l’attrice Keira Knightley. Ciò nonostante, più aspre critiche vengono rivolte al cosiddetto “vanity sizing” duramente attaccato dalle più popolari pagine web di moda come Racked e Capitol Hill Style.
Secondo le riviste del settore, sempre più brands di abbigliamento cercherebbero di attrarre le clienti europee aumentando le misure delle taglie e rendendo, quindi, necessario l’uso di una taglia a priori più piccola rispetto a quella che normalmente si indosserebbe.

“Il ‘vanity sizing’ di J. Crew ha raggiunto un nuovo grado di pazzia”, ha commentato Racked a proposito della nuova XXXS. Secondo i responsabili del settore, negli ultimi anni le imprese hanno smesso di usare gli standard più comuni fino ad oggi, aumentando progressivamente la misura delle taglie. Jim Lovejoy, direttore dell’inchiesta SizeUSA, spiega a Newsweek che: “le taglie sono cresciute di centimetro in centimetro affinché le donne possano usare taglie inferiori e sentirsi bene”.


Traduzione: Marcella Bucaria
Fonte: 20minutos.es
Lingua: Spagnolo
Testo originale: http://www.20minutos.es/noticia/2192356/0/venta-ropa/talla-xxxs/eeuu/