Un centinaio di sacchetti di plastica appesi al muro, riempiti
di gommapiuma e cuciti tra loro a formare una trapunta. Si riconoscono a
stento in questa variopinta distesa di marche, disegni e logotipi di
supermercati, di self-service e perfino di negozi che non esistono ormai più,
ma le cui icone sono state collezionate nel tempo. Ciò nonostante, è possibile
distinguere qualcosa perché ciascuno ostenta il proprio nome, come
suggerisce il titolo dell’istallazione, Nombres (1989).
Nombres (1989) |
Accanto, su un’altra
parete, quelli che in apparenza sembrano degli avanzi di cartone sbrindellato
sono, in realtà, un centinaio di fogli metallizzati. L’opera Pulmón (1987), formata da pacchetti vuoti di
sigarette fumate dall'artista nel corso di tre anni, dà origine al
ritratto di un vizio che viene celebrato nell'arte.
Pulmón (1987) |
Quando degli elementi consueti, dei futili oggetti spesso ignorati e scartati nella vita quotidiana, acquisiscono
un’identità scultorea nuova, compaiono delle profonde rivelazioni dinanzi allo spettatore .
E’ questo il tratto
distintivo della brasiliana Jac Leirner (San Paolo, 1961), considerata una delle
artiste latinoamericane più importanti,
che riscatta degli oggetti dimenticati per collocarli tra la bellezza e la
fragilità.
Un’ampia visione
retrospettiva è ciò che caratterizza la sua mostra, “Funciones de una Variable” al Museo Tamayo
Arte Contemporáneo.
Posti per terra o su
una parete, quasi reliquiari di una vita ordinaria e poco spettacolare, questi
inutili oggetti alimentano il lavoro di Leirner, che appartiene ad una
generazione determinante per l’affermazione degli artisti latinoamericani nelle
esposizioni internazionali degli anni ’90, come dOCUMENTA e la Biennale di
Venezia.
“Ciò che mi interessa
è il superfluo, ciò a cui nessuno presta attenzione. E per qualche motivo
questi oggetti si presentano a me con molta forza, mi scelgono. Ho provato parecchi
materiali prima di sentirmi davvero a mio agio. Possiedono qualità formali - dimensione, colore, peso, forma – e ciò che
io cerco di fare è accentuarne i tratti essenziali”, spiega l’artista
brasiliana che si definisce una protettrice di questi oggetti privi di
valore che oscillano tra l’utilità e il vezzo. Cavi elettrici, nastro adesivo,
portachiavi, attrezzi, righelli e perfino sacchetti di plastica: servendosi proprio degli oggetti più comuni, le sue opere - seppur molto personali - si fanno portavoce
del modo in cui vengono usati. Uno dei temi di
questa esposizione, curata da Julieta González e composta da scultura, istallazione e opera
grafica, è proprio l’adesione alla sua
teoria, che si fonda su articoli i cui temi sono la cultura consumistica o l’economia.
Sebbene gli oggetti di Leirner formino parte di questa sfera, l’artista non
pretende abbracciarli tutti.
A proposito di queste tematiche e delle cose di
uso quotidiano con le quali lavora l'artista afferma: “devo ammettere che la mia unica preoccupazione è
l’arte. Non posso escludere questi temi dal mio lavoro perché sono importanti
e meritano molta considerazione. Se potessi studiare e pensare questi grandi
temi nel mio lavoro lo farei, ma sfortunatamente non ne ho il tempo. Credo che
ai giorni nostri sia normale che la gente metta a confronto l’arte con altri
argomenti: arte e genere, arte e politica, arte e tecnologia. Ma credo che tutte queste
parole riducano le potenzialità dell’arte perché sono molto forti. Io
preferisco presentare l’arte e non rappresentare l’economia.”
Jaqueline Leirner (São Paolo, 1961) |
Questa umiltà per la sua attività è
ammirevole se si considera che Leirner proviene da una famiglia di
collezionisti che l’ha iniziata all'arte fin da piccola. Questo suo interesse ha preso forma anche grazie a un’esperienza ormai trascorsa: la prima estasi artistica
ascoltando il Bolero di Maurice
Ravel all'età di sette anni. Da allora, la ripetizione continua dello stesso
tema, questo schema che regola la produzione e la convivenza con le cose, si
sono riflettuti nel suo processo creativo. “Questo è ciò che ho fatto fino ad
oggi: ripetere la stessa cosa ancora e ancora. E sebbene le opere siano diverse
le une dalle altre sono una sola entità”
dice Leirner. La relazione tra il modo in cui si serve degli oggetti nelle sue
creazioni e nella sua vita quotidiana dà luogo a opere che si rivelano
con discrezione e occupano uno spazio intimo che non esplode ma che si spiega
dopo esser stato sempre lì.
Nella natura di questi lavori, nel loro passo
silenzioso verso lo spettatore poco abituato a riconoscere queste rivelazioni
quotidiane, Leirner continua una lunga traiettoria artistica che connette lo
status dei suoi oggetti con altri momenti e forme dell’arte, quali il dadaismo, la
pop art, il minimalismo, l’arte povera e quella concettuale, che sono state
fondamentali per la sua formazione.
“Sono totalmente in accordo con l’idea che l’opera
abbia origine da altre opere e che l’arte provenga da altra arte”.
Traduzione: Marcella Bucaria
Autore: Roberto García Hernández
Lingua: Spagnolo
Fonte: Gatopardo
Testo:http://www.gatopardo.com/EstilosHomeGP.php?Id=837
Lingua: Spagnolo
Fonte: Gatopardo
Testo:http://www.gatopardo.com/EstilosHomeGP.php?Id=837
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