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sabato 13 dicembre 2014

Convivere con gli oggetti

Un centinaio di sacchetti di plastica appesi al muro, riempiti di gommapiuma e cuciti tra loro a formare una trapunta. Si riconoscono a stento in questa variopinta distesa di marche, disegni e logotipi di supermercati, di self-service e perfino di negozi che non esistono ormai più, ma le cui icone sono state collezionate nel tempo. Ciò nonostante, è possibile distinguere qualcosa perché ciascuno ostenta il proprio nome, come suggerisce il titolo dell’istallazione, Nombres (1989).
Nombres (1989)
Accanto, su un’altra parete, quelli che in apparenza sembrano degli avanzi di cartone sbrindellato sono, in realtà, un centinaio di fogli metallizzati. L’opera Pulmón (1987), formata da pacchetti vuoti di sigarette fumate dall'artista nel corso di tre anni, dà origine al ritratto di un vizio che viene celebrato nell'arte

Pulmón (1987)
Quando degli elementi consueti, dei futili oggetti spesso ignorati e scartati nella vita quotidiana, acquisiscono un’identità scultorea nuova, compaiono delle profonde rivelazioni dinanzi allo spettatore .
E’ questo il tratto distintivo della brasiliana Jac Leirner (San Paolo, 1961), considerata una delle artiste latinoamericane  più importanti, che riscatta degli oggetti dimenticati per collocarli tra la bellezza e la fragilità.

Un’ampia visione retrospettiva è ciò che caratterizza la sua mostra, “Funciones de una Variable” al Museo Tamayo Arte Contemporáneo.
Posti per terra o su una parete, quasi reliquiari di una vita ordinaria e poco spettacolare, questi inutili oggetti alimentano il lavoro di Leirner, che appartiene ad una generazione determinante per l’affermazione degli artisti latinoamericani nelle esposizioni internazionali degli anni ’90, come dOCUMENTA e la Biennale di Venezia.
“Ciò che mi interessa è il superfluo, ciò a cui nessuno presta attenzione. E per qualche motivo questi oggetti si presentano a me con molta forza, mi scelgono. Ho provato parecchi materiali prima di sentirmi davvero a mio agio. Possiedono qualità formali - dimensione, colore, peso, forma – e ciò che io cerco di fare è accentuarne i tratti essenziali”, spiega l’artista brasiliana che si definisce una protettrice di questi oggetti privi di valore che oscillano tra l’utilità e il vezzo. Cavi elettrici, nastro adesivo, portachiavi, attrezzi, righelli e perfino sacchetti di plastica: servendosi proprio degli oggetti più comuni, le sue opere - seppur molto personali - si fanno portavoce del modo in cui vengono usati. Uno dei temi di questa esposizione, curata da Julieta González e composta da scultura, istallazione e opera grafica, è proprio l’adesione alla sua teoria, che si fonda su articoli i cui temi sono la cultura consumistica o l’economia. Sebbene gli oggetti di Leirner formino parte di questa sfera, l’artista non pretende abbracciarli tutti. 

A proposito di queste tematiche e delle cose di uso quotidiano con le quali lavora l'artista afferma: “devo ammettere che la mia unica preoccupazione è l’arte. Non posso escludere questi temi dal mio lavoro perché sono importanti e meritano molta considerazione. Se potessi studiare e pensare questi grandi temi nel mio lavoro lo farei, ma sfortunatamente non ne ho il tempo. Credo che ai giorni nostri sia normale che la gente metta a confronto l’arte con altri argomenti: arte e genere, arte e politica, arte e tecnologia. Ma credo che tutte queste parole riducano le potenzialità dell’arte perché sono molto forti. Io preferisco presentare l’arte e non rappresentare l’economia.”
Jaqueline Leirner (São Paolo, 1961)
Questa umiltà per la sua attività è ammirevole se si considera che Leirner proviene da una famiglia di collezionisti che l’ha iniziata all'arte fin da piccola. Questo suo interesse ha preso forma anche grazie a un’esperienza ormai trascorsa: la prima estasi artistica ascoltando il Bolero di Maurice Ravel all'età di sette anni. Da allora, la ripetizione continua dello stesso tema, questo schema che regola la produzione e la convivenza con le cose, si sono riflettuti nel suo processo creativo. “Questo è ciò che ho fatto fino ad oggi: ripetere la stessa cosa ancora e ancora. E sebbene le opere siano diverse le une dalle altre sono una sola entità” dice Leirner. La relazione tra il modo in cui si serve degli oggetti nelle sue creazioni e nella sua vita quotidiana dà luogo a opere che si rivelano con discrezione e occupano uno spazio intimo che non esplode ma che si spiega dopo esser stato sempre lì.

Nella natura di questi lavori, nel loro passo silenzioso verso lo spettatore poco abituato a riconoscere queste rivelazioni quotidiane, Leirner continua una lunga traiettoria artistica che connette lo status dei suoi oggetti con altri momenti e forme dell’arte, quali il dadaismo, la pop art, il minimalismo, l’arte povera e quella concettuale, che sono state fondamentali per la sua formazione.
“Sono totalmente in accordo con l’idea che l’opera abbia origine da altre opere e che l’arte provenga da altra arte”.


Traduzione:  Marcella Bucaria
Autore: Roberto García Hernández
Lingua: Spagnolo
Fonte: Gatopardo
Testo:http://www.gatopardo.com/EstilosHomeGP.php?Id=837

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