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domenica 31 marzo 2013

Pasqua: origini, uova, campane, cioccolato...tutto ciò che bisogna sapere


Da dove vengono le uova di cioccolato, le campane, il coniglio di Pasqua o l'agnello pasquale? Scoprite la storia e le origini di una festività ricca di simboli, oggi una vera e propria festa familiare. Un evento ricco dell'eredità di tradizioni e credenze ebraiche e cristiane, ma anche pagane.


Pasqua è una delle principali feste cristiane. Prende in prestito il nome dalla festa ebraica, la Pasqua ebraica, che si svolge nello stesso periodo. Due feste che però non hanno lo stesso significato. Nella religione ebraica, Pasqua è “la festa delle feste”. Commemora la fuga dall'Egitto del popolo ebraico, sottomesso alla schiavitù all'epoca del faraone. Secondo la Bibbia e il libro dell'Esodo, il giorno di Pasqua, il Mar Rosso si sarebbe aperto per lasciar passare Mosè e gli Israeliti, inseguiti dalle truppe del faraone, permettendo loro così di raggiungere la Terra Promessa di Israele. Pasqua segna dunque la nascita del popolo d'Israele e vuole essere, più in generale, una festa di libertà. In ebraico, in effetti, Pasqua si dice Pesach che significa passaggio.
Quanto alla Pasqua cristiana, questa celebra la resurrezione di Gesù. Secondo i Vangeli, la morte e la resurrezione di Cristo hanno avuto luogo durante la Pasqua Ebraica, il che spiega come mai la Pasqua cristiana prenda lo stesso nome. Per i cristiani, la Pasqua celebra la resurrezione di Gesù tre giorni dopo la Sua morte, e il “passaggio” verso la vita eterna. È una delle feste più importanti dell'anno – per gli ortodossi, la più importante – che si estende su tutta la Settimana Santa. La Pasqua è il cuore della fede cristiana.

Da dove vengono le uova di Pasqua?




Alcune fonti riportano che i Persiani si scambiavano delle uova già 5000 anni fa. Poi fu il turno di Galli e Romani. Per tutte queste culture pagane, l'uovo sembra essere stato l'emblema della vita, della fecondità e della rinascita. Queste tradizioni, in seguito, sono state assimilate dal cristianesimo. L'uovo di Pasqua è diventato allora un simbolo della resurrezione. E nello stesso tempo segna la fine delle privazioni imposte dalla Quaresima.
Le prime uova dipinte appaiono nel XIII secolo in Europa. Sono spesso dipinte di rosso – che rievoca il sangue di Cristo – e decorate con disegni o frasi. Nel Rinascimento, nelle corti reali, le uova di gallina vengono sostituite da uova d'oro. Decorate con metalli preziosi, gemme e dipinti di artisti celebri, questi oggetti raggiungono il massimo splendore alla corte di Russia, in particolare con le uova dell'orafo Peter Carl Fabergé (1846-1920).

Spiegazione alternativa: dal momento che la Domenica di Pasqua marca la fine della Quaresima, segna la fine di un periodo di privazione per i praticanti. Una volta questa tradizione era più rispettata di oggi. Durante i 40 giorni di digiuno, i fedeli non mangiavano uova. Alla fine del periodo, i credenti si scambiavano i prodotti delle loro galline che avevano accumulato. Delle uova che, a partire dal XV secolo, potevano essere decorate. Quanto al cioccolato, sarebbe apparso inizialmente nei gusci d'uovo, prima che comparissero delle uova tutte in cioccolato nella prima metà del XIX secolo. 
L'uovo di cioccolato in sé è molto recente. Nasce nel XIX secolo, grazie ai progressi nella lavorazione della pasta di cacao riscaldata a  50°C e alla messa a punto dei primi stampi in argento, rame o ferro stagnato.

Perché si parla di campane di Pasqua?

In alcune regioni francesi, ai bambini viene spiegato che a portare le uova di Pasqua sono le campane. In realtà, se si fanno entrare le campane in questa leggenda di Pasqua per i più piccoli, è perché queste giocano un ruolo particolare: poco prima di Pasqua, dal Giovedì Santo, le campane delle Chiese cattoliche devono tacere in segno di lutto. Ai bambini, si è raccontato per molto tempo che le campane erano partite per Roma per essere benedette dal Papa. Una leggenda oggi meno tramandata. Le campane riprendono la loro attività e rintoccano di nuovo la notte tra il sabato e la domenica di Pasqua per celebrare e annunciare la resurrezione di Cristo. Le campane dunque “ritornano” a Pasqua e, secondo la leggenda raccontata ai bambini di alcune regioni, portano le uova, che seminano lungo il loro percorso.


Da dove vengono il leprotto e il coniglio di Pasqua?


Nei paesi germanici e anglosassoni, e oggi in alcune regioni francesi, sono dei leprotti o dei conigli pasquali che portano le uova. Non sono solo l'emblema della fecondità: rappresentano anche la dea che dà il nome alla Pasqua per Inglesi e Tedeschi: "Easter" e "Ostern".


Prima di Pasqua: la Quaresima e la Settimana Santa

Nei paesi di tradizione cristiana, le feste di Pasqua si estendono su più settimane seguendo il racconto dei Vangeli. 

La Quaresima comincia 40 giorni prima della Pasqua, e vuole essere un tempo di raccoglimento, di purificazione e di preparazione alla Pasqua. 

Giotto - Ingresso a Gerusalemme
Ricorda il digiuno e il periodo trascorso da Gesù nel deserto, un periodo che a sua volta fa riferimento all'esilio di quarant'anni del popolo ebraico prima di raggiungere la Terra Promessa.

La Settimana Santa inizia una settimana prima di Pasqua, con la Domenica delle Palme, che segna l'arrivo di Gesù a Gerusalemme, acclamato dalla folla.

Il Giovedì Santo celebra l'ultima cena consumata da Gesù con i suoi discepoli. Durante quest'ultimo pasto, la Cena, Gesù benedice il pane e il vino, prima di essere arrestato.

Il Venerdì Santo commemora il giorno della crocifissione, secondo gli storici, intorno all'anno 30 della nostra era. Quel giorno, i cristiani di tutto il mondo digiunano e seguono la via crucis. In Alsazia e in Mosella è un giorno festivo.

La Domenica di Pasqua è quella della resurrezione. Tre giorni dopo la morte di Gesù, due donne, tra le quali Maria Maddalena, si recano alla tomba di Cristo scoprendola vuota, prima di veder apparire Gesù che chiede loro di annunciare la Sua resurrezione. Questa domenica è un giorno festivo, durante il quale terminano tutte le proibizioni quaresimali.

Inizia allora la settimana di Pasqua: Gesù si fa riconoscere dai suoi discepoli, prima di risalire al cielo, 40 giorni dopo, con l'Ascensione.

Il lunedì di Pasqua è un giorno festivo sia in Francia che in numerosi altri paesi, ma non ha alcun significato religioso. 

La cena pasquale

Pane azzimo, vino, agnello...i riti cristiani prendono ispirazione dalla Pasqua Ebraica, che a sua volta ha le sue radici in antiche tradizioni pagane.


L'Ultima Cena di Leonardo


La Cena e l'Eucarestia

Nei Vangeli, durante l'ultima cena, Gesù benedice il pane e il vino, presentandoli come il Suo “corpo” e il Suo “sangue”. Chiede allora ai Suoi discepoli di perpetuare questo rito in Sua memoria, cosa che permetterà la remissione dei peccati. Per i cristiani, l'eucarestia è la commemorazione di questa cena, ma anche quella del sacrificio di Gesù, che riscatta così il peccato originale degli uomini. I cattolici credono nella presenza reale di Gesù nel pane azzimo e nel vino benedetti durante la messa. È il mistero della transustanziazione. Al contrario, i protestanti vedono nell'eucarestia soltanto un rito simbolico.

Il calice di vino e il pane azzimo

L'influenza delle tradizioni ebraiche sull'eucarestia è manifesta: la sera di Pasqua, gli ebrei celebrano in effetti il “Seder”, la cena pasquale. Sulla tavola figurano 7 portate simboliche, tra le quali delle erbe amare per ricordare la sofferenza del popolo ebraico prima della liberazione, ma anche del pane azzimo. Questo pane senza lievito viene consumato in memoria della fuga dall'Egitto durante la quale gli Israeliti non ebbero il tempo di far lievitare il pane. Per 7 giorni prima e dopo la Pasqua, il pane lievitato è proibito e sostituito dalle “matzoth”, gallette di pane azzimo. Sul tavolo del Seder viene anche posto un calice di vino riservato al profeta Elia, del quale si attende il ritorno.

L'agnello pasquale

Mangiare agnello è una tradizione che si ritrova in molti paesi. Per i cristiani l'agnello fa riferimento al Cristo, “l'Agnello di Dio” che ha dato la propria vita in sacrificio e che guida il gregge delle pecore di Dio. Ma nella Bibbia, il sacrificio dell'agnello è comandato anche agli Israeliti, prima della traversata del Mar Rosso. Con il sangue di quest'agnello segnano le loro case, sfuggendo così alla decima piaga d'Egitto, la morte dei primogeniti. Un rito pastorale che praticavano già i popoli nomadi.
L'agnello e la pecora hanno sempre rappresentato la purezza, l'innocenza, la giustizia. Una volta si raccontava addirittura che il diavolo potesse prendere la forma di qualsiasi animale ad eccezione della pecora.

Come si fa a sapere quand'è Pasqua?

Perché il giorno di Pasqua cambia ogni anno e secondo il paese? Un calcolo scientifico per conoscere in anticipo la data di Pasqua.
Per molto tempo i cristiani hanno festeggiato la Pasqua in coincidenza con la Pasqua Ebraica, che poteva cadere tanto una domenica quanto un lunedì o un martedì. La Pasqua Ebraica si calcola in effetti in base al calendario lunare (il mese comincia con la luna nuova) e cade il 15 di Nissan, il primo mese dell'anno, a cavallo tra Marzo e Aprile. Tuttavia, nel 325, il concilio ecumenico di Nicea decide che Pasqua deve ormai aver luogo una domenica, giorno della resurrezione di Gesù. Stabilisce per questo un calcolo scientifico, conosciuto con il nome di “Computo”. Il giorno di Pasqua viene fissato la prima domenica dopo il plenilunio che segue il primo giorno di primavera...Come l'Ascensione o la Pentecoste, la Pasqua è dunque una festa mobile, celebrata tra il 22 marzo e il 25 aprile.

Altra differenza: per gli ortodossi, che usano il calendario giuliano e non quello gregoriano, la primavera arriva il 3 aprile e non il 20 o 21 marzo. Ogni anno, la Pasqua ortodossa (che in francese viene chiamata come quella ebraica) viene celebrata qualche giorno più tardi.

Pasqua oggi

Con la laicizzazione della società, le feste pasquali hanno perso progressivamente un po' del loro significato religioso. Pasqua è ormai sinonimo di vacanze, di galline e di uova di cioccolato. Si tratta di una festa di famiglia, dedicata in primo luogo ai bambini che, la domenica di Pasqua, vanno a caccia di uova e altre ghiottonerie, lasciate dal leprotto o dalle campane di Pasqua. Per alcuni è anche l'occasione per mandare delle cartoline pasquali.



Autore: Virginie Riviere
Apparso su: L'Internaute
Tradotto da: francese

sabato 30 marzo 2013

Pesach: perché questa notte è diversa da tutte le altre notti?


Mentre le famiglie ebree di tutto il mondo celebrano la Pasqua Ebraica, o Pesach, Rabbi Paul Freedman della Sinagoga Riformata Radlett & Bushey di  Hertfordshire spega il significato di una delle principali festività ebraiche.


È un paragone insolito da fare, ma in qualche modo, la festa ebraica di Pesach è un po' come il Natale.1

Naturalmente arriva in un periodo dell'anno completamente diverso e celebra una storia del tutto differente, ma è un momento in cui molte famiglie ebree si riuscono e festeggiano con uno speciale pasto festivo.
Per essere precisi, Pesach dura una settimana intera e commemora la storia biblica dell'Esodo, la fuga degli Israeliti dalla schiavitù dell'Egitto. Comincia però con una speciale cena commemorativa nella prima notte, chiamata il seder, che (forse un po' come il Boxing Day) alcune famiglie ripetono il giorno seguente.
Secondo la storia del libro dell'Esodo, gli Israeliti dovevano partire talmente in fretta (dopo le dieci piaghe) che non c'era tempo per far lievitare la pasta e dovettero mangiare pane non lievitato, in ebraico matzah. Immaginate dei cracker secchi, ma più sottili, più asciutti e più friabili!


Le famiglie ebree non solo mangiano ancora matzah durante la settimana di Peasch ma evitano anche qualsiasi cibo che contenga una delle cinque specie di grano che si possono usare per fare il pane, così come il lievito e gli agenti lievitanti che li fanno lievitare.

Si usa anche mettere via tutte le stoviglie e gli utensili che si usano di solito e usare dei set che sono riservati esclusivamente per Pesach ogni anno. Mi ricordo l'eccitazione, da bambino, nel preparare per Pesach e riscoprire la mia tazza di Mr Men che abitava in soffitta per 51 settimane dell'anno (la mia era  Mr Happy, quella di mio fratello Mr Bump).

Cucina creativa



Evitare grano, orzo, avena e simili per una settimana non sembra particolarmente difficile o entusiasmante, ma in realtà ne risultano ogni sorta di speciali prelibatezze di Pesach che, insieme ai sandwich di matzah, fanno il “gusto” di Pesach. Le preferite della nostra famiglia sono palline alla cannella, amaretti alla mandorla, piramidi al cocco e – giusto per dare un po' di sapore – matzah brei, che è matzah schiacciata, imbevuta nell'uovo e poi fritta.



Il seder che apre la festività è molto più di una semplice cena di Pesach: è un dramma rituale, con preghiere, canzoni e speciali oggetti di scena e messaggi (molti dei quali commestibili) per incoraggiare le domande e la discussione. Il “copione” è uno speciale libro di preghiere, chiamato la Haggadah e ne esistono molte versioni, anche se tutte seguono la stessa struttura di base.2


Lo scopo del seder e il messaggio dell'Haggadah non è solo che che noi dovremmo raccontare la storia dell'Esodo ma piuttosto che ci sono sempre lezioni da imparare da questa. E ogni seder è diverso, non solo perché cambiano i partecipanti ma perché anche le  domande che porranno (inclusi, anzi specialmente, i bambini) saranno diverse.

All'inizio del procedimento, dichiariamo: “Questa (matzah) è il pane dell'afflizione; chiunque abbia fame venga e mangi! Che tutti coloro che quest'anno sono ancora schiavi, possano il prossimo anno essere realmente liberi!”3


Una lunga notte


Poi, il partecipante più giovane che può farlo, di solito un bimbo piccolo, canta quattro domande di apertura, note come Mah Nishtanah, chiedendo “perché questa notte è diversa da tutte le altre notti”, mettendo in luce in particolare alcuni dei rituali del seder che seguiranno. Prima di rispondere a queste e alle altre domande che sorgeranno, l'Haggadah racconta di quattro bambini, ognuno con un diversi e individuali atteggiamenti, domande e necessità di apprendimento. Ad ognuno si risponde in modo diverso.
È un promemoria centenario di pratiche di buona educazione o apprendimento infantile.4

Dopo aver contato le dieci piaghe con dieci gocce di vino, e aver assaggiato erbe amare (maror) che rappresentano l'amarezza della schiavitù, insieme a un impasto alle noci (charoset) che rappresenta il cemento nelle mura che gli schiavi dovevano costruire, alla fine si arriva al pasto. Non ci si affretta a cenare, anche se la cena è solo una parte in mezzo al seder.


Per i bambini è una notte in cui si fa tardi. Dopo il pasto, la Haggadah si rivolge di più al futuro, alle nostre speranze per un'era messianica nella quale saremo tutti liberi. Ci sono molte canzoni popolari che bisogna cantare prima della fine della serata. Anche se l'atmosfera si fa progressivamente più allegra, rimangono le lezioni su schiavitù e liberazione, sul nostro dovere di nutrire gli affamati e prenderci cura degli “stranieri”, inclusi i perseguitati, gli schiavi moderni, quelli sottoposti a lavori forzati, i rifugiati e coloro che cercano asilo ai nostri giorni.



La ricchezza del rituale, il raccontare una storia antica e la rilevanza delle lezioni per il presente, rendono Pesach una delle festività più popolari e durature del calendario ebraico. Oltre alle famiglie che si riuniscono per il loro seder, molte congregazioni fanno anche un grande seder comunitario per celebrare insieme la festa.




Rabbi Paul Freedman è il Rabbino Capo della Sinagoga Riformata  Radlett & Bushey e ha pubblicato di recente Haggadateinu (la nostra Haggadah), la prima Haggadah prodotta per il Movimento Britannico Riformato in più di un secolo e mezzo di esistenza del Giudaismo Britannico Riformato.

Seder in ebraico significa “ordine”. Durante il seder si usa un piatto speciale contenente dei cibi speciali, tra i quali:

  • maror and chazeret: erbe amare – di solito lattuga, che rappresenta la durezza della schivitù.
  • karpas: di solito gambi di sedano, da intingere in acqua salata. Rappresentano la primavera, e il cibo semplice mangiato dagli schiavi. 
  • z'roa: [zampetto] l'osso di un arto di un agnello, che rappresenta l'agnello sacrificato la notte prima dell'esodo. L'arto dell'agnello non si mangia.
  • beitzah: un uovo bollito, simbolo del lutto in memoria della distruzione del tempo di Gerusalemme.
  • charoset: un impasto dolce marroncino che ricorda la malta che gli schiavi ebrei usavano per costruire le città di Pit'om e Ramses. Di solito si fa con mele, datteri, mandorle, noci e, spesso, vino rosso. 

I cibi possono variare da una tradizione ebraica all'altra.



AutoreRabbi Paul Freedman 

Apparso su: BBC News
Tradotto da: Inglese

Note:


1 It's an unusual comparison to draw, but in an odd way, the Jewish festival of Pesach is a tiny bit like Christmas. 
2 The seder that begins the festival is far more than just Pesach dinner: it is a ritual drama, with prayers, songs and special props and prompts (many of them edible) to encourage questions and discussion. The 'script' is a special prayer book, called a Haggadah and there are many versions available, although they all follow the same basic framework.
3 Early on in the proceedings, we declare: "This (matzah) is the bread of affliction; let all who are hungry come and eat! All those who this year are still slaves, next year may they be truly free!".

4 ...Before we answer these, and the other questions that will arise, the Haggadah tells of four children, all with different, individual attitudes, questions and learning needs. Each is answered in a different way. It is a centuries-old reminder of good educational practice, or pupil-centred learning.


domenica 10 marzo 2013

Il figliol prodigo - Leah Goldberg


Lungo la strada

E lungo la strada gli disse la pietra:
si son così appesantiti i tuoi passi!
E se – gli disse la pietra -
alla tua casa dimenticata tornassi?

E lungo la strada gli disse il cespuglio:
la tua statura si è molto incurvata.
Come arriverai – gli disse il cespuglio -
inciampando nella camminata?

E stavano fisse le insegne,
l'estraneo non riconoscevano.
E si ergevano le insegne
e come spine lo colpivano.

E lungo la strada la fonte lo chiamò:
le tue labbra sono aride e assetate!
Bevve dell'acqua, s'inginocchiò
e una lacrima un'altra ne toccò.

A casa

Disse la sorella: “Io ho dimenticato”.
“Io non ricordo” - il fratello esclamò.
Disse la sposa: “io ho perdonato”.
Il padre disse: “Io non perdonerò”.
La madre stava alla finestra e taceva:
Ohi, com'è lunga la strada! - pensava.

Disse la sorella: “infuria il temporale”.
“Il vento ulula” - il fratello notò.
Disse la sposa: “La porta è chiusa a chiave”.
Disse il padre: “Io non aprirò”.
E la madre stava in piedi e non proferiva verbo:
Signore dell'universo, com'è freddo il vento!

Disse la sorella: “Siamo in cinque noi”.
“Sediamoci a desinare” - il fratello esordì.
“La tavola è imbandita” disse la sposa poi.
Aggiunse il padre: “perché per noi va ben così”.
E in silenzio la madre il coltello prese,
in cinque fette il pane divise.

La sorella del suo pane mangiò poca cosa,
il fratello il suo nel vino intinse,
la sposa onorava la padrona di casa,
il padre mangiò ed un sospiro emise.
Allora la madre si alzò e, le posate raccolte,
aprì la porta alla tempesta forte.

Il pentimento

Indegno e neppure innocente,
il cuore ancor non si pentiva -
si prostrò sulla soglia con la fronte,
steso a terra, alzarsi non voleva.

“Mille volte sono stato traditore,
mille volte ho bestemmiato contro D-io,
E i cieli dall'alto potran testimoniare,
che son sempre stato colpevole io.

E i cieli dall'alto potran testimoniare,
che alla mia carne il peccato si è attaccato,
che tornerò ad esser traditore,
perché sono ancora il figliol perduto”.

La sorella sull'uscio,
chinato il capo, una lacrima si asciugava.
La sposa sull'uscio
in silenzio le mani si torceva.

E il fratello dentro la casa
non usciva al suo incontro, non si avvicinava,
e guardava dall'interno della casa
suo fratello che sulla soglia giaceva.

Solo la madre osò il viso sollevare,
e il suo viso adesso era raggiante:
“fa lo stesso: giusto o criminale,
figlio mio, il tuo ritorno è l'importante.

Non perdonerà mai tuo padre,
nel suo cuore non accumula scusante.
Alzati, figlio mio, e ricevi da tuo padre
la benedizione della sua collera amante”.


(Nota: in questo caso mi è sembrato più opportuno eseguire una traduzione artistica)

Autore: Leah Goldberg
Tradotto da: Ebraico
Consultabile su: http://shironet.mako.co.il/artist?type=lyrics&lang=1&prfid=572&wrkid=9038

mercoledì 6 marzo 2013

Volete migliorare la memoria? Cominciate a lavare i piatti!

A me piace suddividere i vestiti per il lavaggio, fare il bucato e stendere. Fino ad oggi non ho ancora capito il perché. Immaginavo si trattasse di quel tempo che io definisco “tempo di qualità con me stessa”; piuttosto imbarazzante. Però è vero, questo tempo, racchiuso dentro una routine da matti, è il tempo in cui lascio spaziare i miei pensieri. Il mio cervello si riposa. Sogno l'estate.



Secondo il professor Guy Sosheim, direttore della clinica di salute mentale per bambini e giovani dell'ospedale Ha-emeq, appartenente al gruppo di medicina generale, “sognare ad occhi aperti è un'azione inequivocabilmente positiva. È un tipo di attività meditativa. Un ritirarsi nel mondo dell'immaginazione, mentre viene mantenuto il legame con la realtà. Questo permette una specie di apertura, di introspezione, soprattutto in un periodo in cui viviamo in una realtà tanto esigente. Così possiamo analizzare il modo in cui ci si può confrontare con le difficoltà. L'ansia, per esempio, si risveglia quando una persona non ha la mente libera, e se riesce a sognare ad occhi aperti rende possibile questa libertà, genera un'attività psichica indipendente, riuscendo così a ridurla.

Alcune ricerche hanno già dimostrato che sognare ad occhi aperti stimola la creatività, ma uno studio recente prova chiaramente che ciò aiuta anche a migliorare la Memoria di Lavoro (Working memory) attraverso semplici attività quotidiane. Si tratta, cioè, di una specie di circolo vizioso: un'attività quotidiana favorisce i sogni ad occhi aperti e questo aiuta la Memoria di Lavoro e le soluzioni a lungo termine.




La ricerca, pubblicata nel Marzo 2012 sulla rivista Psychological Science, ha rivelato che più lasciamo vagare i nostri pensieri, più la Memoria di Lavoro aumenta. Questa memoria è una parte del meccanismo di memoria a breve termine, un'area che permette al cervello di destreggiarsi tra molti pensieri contemporaneamente, archivia le informazioni, è utile alle attività cognitive ed è legata all'intelligenza e alla comprensione della lettura. Migliore è la Memoria di Lavoro di una persona, più questa sarà in grado di sognare ad occhi aperti senza davvero abbandonare la mansione principale di cui si sta occupando. Secondo i ricercatori, quando svolgiamo delle attività quotidiane come andare in bicicletta, viaggiare in autobus, fare la doccia o lavare i piatti, il cervello mette da parte le risorse per i problemi più urgenti.

Ai partecipanti alla ricerca, tra i 18 e 65 anni, è stato chiesto di eseguire due semplici operazioni davanti ad un computer: la prima, premere un pulsante ogni volta che vedevano spuntare una certa lettera sullo schermo, e la seconda, premere il pulsante in sincronia con ogni respiro. Di tanto in tanto i ricercatori controllavano insieme ai partecipanti se i loro pensieri divagavano. In seguito li hanno sottoposti ad un esame cognitivo: è stato chiesto loro di ricordare le lettere che erano state proiettate sullo schermo e che ora erano incorporate in semplici quesiti di matematica. Coloro che avevano indicato di aver lasciato vagare i pensieri durante la prova, si sono rivelati dotati di una maggiore Memoria di Lavoro: erano più concentrati durante il test cognitivo e hanno ottenuto i risultati migliori.

Questi dati sono stati uniti a quelli di altre ricerche che hanno scoperto che i momenti nei quali il nostro ingegno opera al meglio sono quelli nei quali sogniamo ad occhi aperti. Secondo Sosheim “sognare ad occhi aperti permette al subconscio di parlare. Così possiamo imparare cose importanti su noi stessi, sulla situazione nella quale ci troviamo”. In pratica, noi torniamo in un posto sicuro e rilassante, in cui ci concediamo di riposare, di tranquillizzarci. Tuttavia, ai nostri giorni vediamo sempre meno persone che sognano ad occhi aperti. In ogni momento libero ci colleghiamo con un dispositivo elettronico e così si perde l'intimità dell'uomo con sé stesso”. 

Sosheim paragona i sogni ad occhi aperti anche al modo di giocare dei bambini: “quando i bambini giocano da soli è un po' come se sognassero ad occhi aperti. Sono consapevoli della realtà che li circonda ma nello stesso tempo ne sono distaccati, giocano con l'immaginazione. È allora che si gettano le fondamenta dell'infrastruttura per il rafforzamento mentale che una persona si procurerà in età adulta attraverso queste divagazioni. Questa, in pratica, ci permette di stare nel mondo della fantasia e contemporaneamente nella realtà, è un paradosso. Bisogna comprendere che la vita spirituale non si esprime solo nel mondo reale, ma anche nella fantasia. E per essere sani e mentalmente equilibrati bisogna essere in grado di passare tra i due mondi con elasticità, dobbiamo vivere in pace gli uni con gli altri”.

Un'altra ricerca, pubblicata nell'Ottobre del 2012, anche questa su Psychological Science, fa emergere che per le persone che desistono da un'attività complessa che stanno svolgendo, prendono una breve pausa e passano ad un'attività più quotidiana è più facile sognare ad occhi aperti per via della facilità del compito, per poi risolvere i loro problemi in modo creativo e migliore.

Secondo i ricercatori, sembra che noi elaboriamo dei pensieri in modo inconscio mentre siamo concentrati in un'altra attività. Hanno notato che i risultati dimostrano che mansioni semplici che ci permettono di vagare col pensiero sono la chiave per la soluzione di quesiti sofisticati. A detta del capo ricercatore, molti scienziati affermano di ricevere l'ispirazione proprio mentre il loro pensiero vaga e non è legato ad un problema che cercano di affrontare.


Quindi, la prossima volta che fate fatica ad essere operativi in ufficio, andate in cucinino a lavare le stoviglie. A quanto pare fa miracoli!



Autore: Rona Moore
Apparso su: Ha-aretz
Tradotto da: Ebraico
Fonte: http://www.haaretz.co.il/news/health/healthtip/.premium-1.1946483



venerdì 1 marzo 2013

Lottare contro la povertà nel mondo arabo...con le soap opera?


Le Edutainment soap operas” hanno spesso contribuito ad apportare nel mondo significativi cambiamenti comportamentali, scrive Semlali.

Zahra wa Azwajha el-Khamsa (Zahra e i suoi cinque mariti), serie tv del Ramadan

Alcuni di voi aggrotteranno le sopracciglia sentendo le parole “soap opera”. Altri ridacchieranno e ripenseranno a “Besos y Lagriams” (Baci e lacrime) – L'isterica parodia in diretta del sabato sera sulle telenovelas latino-americane di solito eccessivamente drammatiche. Ad essere onesti, però, un bel po' di noi fanno fatica a contenere l'entusiasmo e l'aspettativa per l'ultimo episodio del nostro programma preferito.
Se pensate di essere immuni al fascino di una soap opera, provate a guardarne una egiziana. All'inizio vi divertirete e magari vi capiterà di ridere di tutto il melodramma, ma alla fine vi ritroverete sicuramente a chiedervi: Alia denuncerà la sua gemella cattiva? Omar imparerà a leggere, farà la proposta alla sua amata e sarà accettato dalla famiglia altolocata di lei?


Le telenovele hanno un potere di attrazione che attraversa un ampio spettro sociale, gli spettatori vanno da persone con un alto livello di istruzione a persone poco o per niente istruite. Il Medio Oriente non è diverso. Anche se gli uomini negano di guardare le telenovele, anche loro ne vengono assorbiti. Infatti, più di ottantamila persone da Casablanca a Riyadh timbrano regolarmente il cartellino per ogni singolo episodio di una fiction e questi spettatori aumentano in modo significativo durante il digiuno del mese di Ramadan.

In passato, le persone si radunavano dopo la rottura del digiuno per ascoltare un "hakawati", un cantastorie che raccontava storie e leggende. Adesso le telenovele hanno lo stesso ruolo dell'"hakawati". Oggi i canali satellitari arabi trasmetteranno fiction che andranno avanti per 30 episodi, uno per ogni sera del Ramadan, quando intere famiglie si riuniscono per guardarli.

Le telenovele nel mondo arabo trattano spesso questioni di classe, con storie che includono personaggi principali che lottano per uscire dalla povertà. Non solo combinano le caratteristiche delle soap americane – intrecci stravaganti, amore e drammi familiari – ma si portano dietro anche certi valori culturali ai quali il pubblico può fare riferimento. Gli spettatori spesso si identificano molto da vicino con i personaggi principali.

Dice Khadija, una sarta di 49 anni di Rabat (Marocco) a proposito della sua eroina: “Lei è come me, ha sofferto e le hanno spezzato il cuore, ma ha cercato lo stesso di rendere migliore la sua vita. Proprio come me”. Le telenovele forniscono anche una via di fuga dalla routine quotidiana e dalla dura realtà, soprattutto in paesi colpiti da conflitti. A Gaza e nello Yemen, per esempio, troverete le strade vuote quando stanno trasmettendo la telenovela del momento.

Le soap opera possono avere lo stesso ruolo che hanno avuto miti e fiabe attraverso la storia. Introducendo nella narrazione una cruciale questione sociale, la telenovela può passare dall'essere semplice “intrattenimento” all'essere “intrattenimento educativo” o, in forma abbreviata, “edutainment”. Infatti, nel mondo, le edutainment soaps sono state spesso utili per apportare importanti cambiamenti nel comportamento.


In Sudafrica in seguito ad un dramma televisivo che faceva riferimento a pratiche sessuali, si è notato che gli spettatori della soap opera avevano 4 probabilità in più di usare preservativi rispetto a coloro che non la seguivano. L'iscrizione a corsi di alfabetizzazione è aumentata di nove volte a Città del Messico dopo la trasmissione di una telenovela con una trama centrale che ruotava attorno ad un personaggio che imparava a leggere. Nello Stato del Colorado, il numero di famiglie a reddito basso che facevano richiesta per un'assicurazione sanitaria infantile è aumentato drasticamente dopo che una soap opera di edutainment ne aveva messo in risalto l'importanza e la modalità per ottenerla.

Anche argomenti considerati tabù possono essere menzionati all'interno dell'universo fittizio delle telenovele. Possono aiutare a far diminuire la stigmatizzazione che circonda alcune questioni senza risultare culturalmente o socialmente invadenti. Nel mondo arabo le telenovele hanno già cominciato ad affrontare temi sensibili, a volte tabù. In Giordania, per esempio, ci sono le cosiddette telenovele beduine che ritraggono la tradizionale vita nei villaggi. Sono state affrontate questioni altamente sensibili, come i delitti d'onore, e sono state esplorate le tensioni tra lo stile di vita tradizionale e quello moderno.

Ci sono molti argomenti sui quali il settore d'intrattenimento arabo potrebbe aiutare a far luce attraverso questa mediazione così popolare costituita dalle soap opera. Un tema importante sarebbe la riduzione della povertà. Nel mondo arabo, esiste una crescente classe media accanto all'estrema povertà. Secondo una recente relazione della Banca Mondiale, “Integrazione e resilienza: La strada da seguire per gli ammortizzatori sociali in Medio Oriente e Nord Africa”, più di un quarto dei bambini nei più bassi strati economici in Egitto, Marocco e Siria sono malnutriti cronici. Nello stesso tempo, gli aiuti sui quali i governi possono contare per difendere i poveri finiscono per lo più in mano ai ricchi.

Anche davanti alla forte evidenza che ci sono modi più efficaci di combattere la povertà, insieme a validi esempi internazionali, i cittadini della regione tendono ad opporsi a una riforma degli aiuti. I poveri sembrano anche condividere la credenza che gli aiuti siano la soluzione migliore. Per i governi e per le organizzazioni internazionali un modo per modificare l'atteggiamento e spianare la strada per riforme critiche sarebbe quello di unirsi all'industria dell'intrattenimento e usare il potere delle telenovele per educare la popolazione. Introducendo nelle soap opera il tema di come la povertà possa essere meglio contrastata, il messaggio potrebbe raggiungere un vasto pubblico in tutto il mondo arabo.


Nota: le opinioni espresse in quest'articolo sono quelle dell'autrice e non riflettono necessariamente quelle della Banca Mondiale.

Amina Semali è una Specialista in Sviluppo Umano e lavora sui temi del mercato del lavoro e della protezione sociale per la Banca Mondiale per le regioni del Medio Oriente e Nord Africa.

Una versione di quest'articolo è apparsa sul blog MENA della Bamnca Mondiale.

Le opinioni espresse in quest'articolo sono quelle dell'autrice e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Al Jazeera.

AutoreAmina Semali
Apparso su: Al Jazeera
Tradotto da: Inglese
Fontehttp://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2013/02/201322611939675778.html